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Secondo i liberali il funzionario pubblico che ha paura della firma deve cambiare mestiere

Dichiarazione sull’abuso d’ufficio

Chi ha paura della firma cambi mestiere.

Riferimenti obbligati: 

Regio Editto del 18 agosto 1831: Carlo Alberto istituisce il Consiglio di Stato con funzioni di indirizzo e coordinamento dei programmi generali dello Stato.

Legge 14 agosto 1862, n. 800: è istituita la Corte dei conti del Regno d’Italia “organo di garanzia e di legalità per il buon andamento dell’Amministrazione …”.

La Costituzione della Repubblica all’art. 100, comma 2, stabilisce che la Corte dei conti “esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello consuntivo sulla gestione del bilancio dello Stato”;

L’articolo 323 del Codice penale (Abuso d’ufficio) prevede che: “Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni”.

Questa norma del Codice, così riformulata nel 1997, è stata abolita perché, secondo le pretestuose motivazioni addotte dalla maggioranza di Governo, frenava l’azione dei funzionari pubblici e perciò stesso della Pubblica Amministrazione, con la conseguenza che tutto scorrerà meglio. In più, sempre secondo la maggioranza, pochi erano riconosciuti colpevoli, a fronte di migliaia di processi celebrati. Ne risentiva la spesa pubblica. Falso.

Al contrario, per i liberali, abolito il reato di abuso d’ufficio il cittadino non ha più tutele e lo Stato neppure. In effetti, il bene giuridico protetto è quello stesso tutelato dall’art. 97 della Costituzione ossia “il buon andamento e l’imparzialità” della Pubblica Amministrazione.

L’Associazione Dei Liberali

CONDANNA

questa deriva, imposta dal Governo al Paese, in barba a tutte le dichiarazioni della Maggioranza.

Abrogare l’abuso d’ufficio mortifica il funzionario pubblico onesto e competente; lo equipara a quello sciatto ed, a volte, disonesto, che spende in maniera dissennata denaro non suo traendone per sé o per altri un ingiusto vantaggio, come si esprimeva la norma abrogata.

Il provvedimento liquida anche il concetto di responsabilità personale del singolo, uno dei pilastri del pensiero liberale. 

La ricaduta sulla gestione pubblica, dalla spesa generale alla scuola, dove da anni si promuove con eccessiva facilità, per non avere grane, ricorsi, … sarà nefasta.

I liberali ritengono che, alla base di questi comportamenti, vi siano ignoranza e viltà.

Servire lo Stato, ossia i propri concittadini, è scelta libera. Chi la fa, deve agire con “disciplina ed onore”, secondo l’articolo 54 della Costituzione.                                                                                                                              Il Presidente

Prof. Michele D’Elia

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