di Salvatore Sfrecola
Non inganni la parola “scudo” che, con l’aggettivo erariale, designa la norma che esclude la responsabilità amministrativa di quanti con “colpa grave” causano un danno allo Stato a ad un ente pubblico. La difesa recata dallo scudo è assolutamente incomprensibile per i cittadini che non dubitano che quanti causano un danno finanziario o patrimoniale debbano risarcirlo. Come, del resto, avviene nella società civile tra privati, da sempre.
Accade, invece, che dal 2020 con il decreto-legge n. 76 il Governo Conte1 ha invertito la regola della responsabilità ed ha mandato esenti dall’obbligo del risarcimento gli autori di danni. E si è cominciato a dire che la norma aveva una ragione, quella di impedire che il “timore della firma”, cioè delle conseguenze di un atto, bloccasse funzionari ed amministratori con l’effetto di rallentare l’attività amministrativa. I più, in Parlamento e sulla stampa, ignoravano, quel che sapeva bene l’avv. Giuseppe Conte, che la responsabilità risarcitoria, della quale giudica la Corte dei conti, riguarda condotte caratterizzate da colpa grave, cioè da una negligenza, imprudenza o imperizia che la giurisprudenza definisce “macroscopica”, nella quale può cadere un incapace o più spesso un disonesto. E così, mentre, gli italiani s’indignavano per l’acquisto, per milioni di euro, di mascherine farlocche e di banchi a rotelle che sarebbero rimaste inutilizzate, i governi proponevano la proroga che il Parlamento ratificava. Imperterriti, il Conte 2, il Draghi1 e infine il Meloni1, che pure si era presentato come un governo di destra, rispettoso dei diritti dello Stato e tutore della legalità.
Termine della vigenza della norma il 31 dicembre 2024 ed ecco che il Consiglio dei ministri dispone una ulteriore proroga, al 30 aprile 2025, con il decreto-legge che a fine anno prevede la dilazione di termini che il Governo non ha saputo o potuto rispettare. La decisione “suscita fortissime perplessità“ dell’Associazione Magistrati della Corte dei Conti. “Si tratta di proroga generalizzata e non legata ad alcuna circostanza eccezionale, in violazione del dettato della Corte costituzionale (sent. n. 132/2024)”, si legge in un comunicato. Che aggiunge come in “cinque anni di mancato risarcimento dei danni erariali per condotte attive gravemente colpose sono davvero troppi i danni non risarciti che resteranno per sempre a carico dei contribuenti“. L’Associazione aveva sollecitato il Governo ad un confronto per giungere ad una “riforma condivisa” denunciando il “rischio di un vero e proprio scudo tombale”.
Il riferimento è alla proposta di legge a prima firma dell’ex capogruppo di FdI Tommaso Foti, oggi Ministro per gli affari europei, in sostituzione di Raffaele Fitto, che prevede una significativa riorganizzazione delle attribuzioni giurisdizionali e di controllo contestata dai magistrati contabili che hanno anche proclamato lo “stato di agitazione”.
La Presidente dell’Associazione, Paola Briguori, ricorda: “Stiamo chiedendo da mesi una riforma condivisa, una legge delega che consenta a tutti gli attori coinvolti di sedere attorno a un tavolo, e la decisione di prorogare lo scudo erariale per altri quattro mesi va nella direzione opposta. Il rischio è quello di un vero e proprio scudo tombale. Ci richiamiamo ancora una volta alle parole del Presidente della Repubblica, che ha parlato del ruolo fondamentale della Corte dei conti come garante imparziale della corretta gestione delle risorse pubbliche”. Lo aveva detto Sergio Mattarella ricevendo i magistrati contabili di nuova nomina.
È questo il ruolo della Corte dei conti, da sempre nel nostro ordinamento e ovunque nei paesi occidentali. Le Istituzioni superiori di controllo, infatti, seguono le regole definite dall’International Organization of Supreme Audit Institutions (INTOSAI), funzionali all’esigenza di corrispondere alle richieste provenienti dalla Corte dei conti europea. E, quanto al recupero delle somme illegittimamente spese, le regole sono, oltre che nelle indicazioni dell’INTOSAI, nei regolamenti dell’Unione Europea.
Del resto, sono secoli che coloro i quali detengono il Governo vogliono meno controlli di quelli che sollecitavano quando erano all’opposizione. Con i ruoli cambiano anche le idee e gli ideali. Sempre. O quasi, perché ai tempi della destra liberale, Camillo di Cavour si diceva convinto della “assoluta necessità di concentrare il controllo preventivo e consuntivo in un magistrato inamovibile”. Ed un altro straordinario statista, Quintino Sella, Ministro delle finanze, leader della Destra Storica, in occasione dell’inaugurazione della Corte dei conti del Regno d’Italia (che sostituiva le Corti degli stati preunitari), il 1° ottobre 1862, rivolgendosi ai magistrati affermava: “della ricchezza dello Stato… voi siete creati tutori”. Aggiungendo che “è vostro compito il vegliare che il Potere esecutivo non mai violi la legge; ed ove un fatto avvenga il quale al vostro alto discernimento paia ad essa contrario, è vostro debito il darne contezza al Parlamento”.
Immaginavamo che la destra di oggi somigliasse alla destra di un tempo rigorosamente rispettosa della corretta gestione del denaro pubblico. Sbagliavamo. Giudicheranno i cittadini.