di Salvatore Sfrecola
Lo scandalo non sta nell’incremento della retribuzione di ministri e sottosegretari non parlamentari che si è voluto parificare ai colleghi che sono anche senatori e deputati. E neppure nella proposta di aumentare l’indennità dei parlamentari. Gli uni e gli altri hanno buone ragioni per chiedere di compensare svantaggi che derivano loro da un “ampio ventaglio di incompatibilità con altri incarichi che penalizza soprattutto i ministri tecnici”, come ha detto Tommaso Foti, Ministro per gli affari regionali, le Politiche di coesione e il Pnnr, intervistato da Niccolò Carratelli per La Stampa (“Giusto equiparare i nostri stipendi”).
Lo scandalo sta nel fatto che non si è avuto un minimo di buon senso nel rinviare questa misura quando, in contemporanea, ai pensionati sono stati riconosciuti pochi spiccioli. E questo dà la misura della incapacità di taluni esponenti della classe politica di percepire l’inopportunità di una decisione assunta in un momento di gravi difficoltà per vaste categorie di cittadini.
Non stupisce neppure che alla domanda se non ritenesse la mossa non esattamente popolare, “nel momento in cui mancano le risorse per tante altre misure per i cittadini”, Foti abbia risposto “per queste cose non è mai un momento buono, ma l’impatto a livello economico è davvero minimo. In ogni caso, mi pare sia un emendamento dei relatori, non del governo”. E alla successiva considerazione del giornalista, secondo la quale “non c’è da stupirsi se i cittadini scendono in piazza”, la protesta al Ministro “pare un vittimismo fuori stagione e fuori luogo che fa sorridere”.
Probabilmente l’on, Tommaso Foti non fa la spesa o non controlla quella che fanno i propri familiari perché, in tal caso, avrebbe chiara la percezione di un notevole aumento dei prezzi che, in relazione all’indice dell’inflazione, comprime la capacità di acquisto delle famiglie.
Tuttavia non stupisce questa evidente mancanza di attenzione per la realtà in un parlamentare che, quando ricopriva l’incarico di Presidente del Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera, si è fatto notare per aver firmato una proposta di legge nella quale demolisce il sistema della responsabilità per danno erariale per venire incontro a quanti, amministratori e funzionari pubblici, manifestano il timore di apporre la propria firma su atti amministrativi e contrattuali per non incorrere in una condanna da parte della Corte dei conti. Un timore solo di recente emerso tra quanti assumono responsabilità politiche o amministrative, evidentemente privi della attitudine allo svolgimento di pubbliche funzioni, considerato che la responsabilità di cui si parla non è conseguenza di meri errori ma di comportamenti gravemente colposi, dovuti a negligenza, imprudenza e imperizia, ad un livello incompatibile con la professionalità che mediamente si richiede ad un pubblico funzionario.
Fatti gravissimi per le conseguenze che ne derivano sui bilanci dello Stato e degli enti pubblici. Eppure, le cronache dicono di sprechi à gogo, ovunque. Non solamente nel caso dell’acquisto delle mascherine farlocche e dei banchi a rotelle ma nel quotidiano di lavori o forniture, spesso a costi decisamente superiori a quelli preventivati.