giovedì, Gennaio 9, 2025
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Una sgradevole sensazione: c’è chi è dalla parte di coloro che violano la legge (a proposito della morte dei giovane Ramy)

di Salvatore Sfrecola 

Non è la prima volta che, a seguito di un incidente con le Forze dell’Ordine, leggiamo sulla stampa e sentiamo in qualche televisione una critica agli operatori di polizia quasi a giustificazione del trasgressore della legge, in particolare se ferito o, addirittura, ha perduto la vita. È accaduto in questi giorni a seguito della morte del giovane ragazzo egiziano, Ramy Elgaml, passeggero a bordo di uno scooter, guidato dal tunisino Fares Bouzidi, inseguito da una gazzella dei Carabinieri a forte velocità nelle strade di Milano, finché il mezzo ha perduto il controllo e Ramy è caduto ed è morto. 

Se ne è parlato più volte in alcune trasmissioni televisive, già dall’indomani dell’incidente, e di nuovo ieri a seguito della diffusione di un filmato mandato in onda dal Tg La 7 e dal TG 3 che dà conto dell’inseguimento, dell’impatto dello scooter con un palo e di buona parte delle conversazioni audio di quella notte, erano le 4, tra i militari nelle auto impegnate nell’operazione e la centrale. Ciò che ha destato particolare attenzione da parte di questi organi di informazione sono state le frasi, giudicate “choc” dagli amici della vittima, che si sono scambiati i Carabinieri all’inseguimento dello scooter. Il tentativo di fermare il mezzo stringendolo verso il marciapiede e le espressioni usate, “chiudilo, chiudilo… non è caduto” e “bene”, quando si viene a sapere che il ragazzo è caduto, sono oggi sotto accusa. Soprattutto sulle parole, che francamente avrebbero accompagnato qualunque conversazioni fra inseguitori, si è costruita tutta una narrazione di violenza e di disinteresse per la vita della persona, perdendo di vista la situazione nel suo complesso e, soprattutto, le condizioni dell’azione. Senza tener conto del fatto che colui che fugge, sottraendosi all’ordine di una forza di polizia, mette automaticamente a repentaglio la propria sicurezza ed anche quella di altri utenti della strada perché una corsa a tutta velocità, di notte, in strade dove sarebbe stato possibile incontrare pedoni ed altri mezzi è naturalmente a rischio caduta, indipendentemente dalla vicinanza degli inseguitori. Un rischio che prende in considerazione chi fugge per sottrarsi ad una punizione, lieve o grande che possa essere, evidentemente ritenendo che ne valga la pena.

Oltretutto, nell’ottica di un agente di Polizia o di un Carabiniere, chi si sottrae ad un controllo e fugge evidentemente ha qualcosa da nascondere, presumibilmente di grave, tanto da consigliare di correre il rischio di un incidente. Quindi, chi insegue non si sarebbe potuto limitare, come qualcuno ha detto in televisione nella trasmissione condotta da Paolo Del Debbio, a prendere nota della targa per poi ricercare il proprietario scooter, perché non è questa la logica di un’operazione di polizia a seguito di un mancato adempimento all’ordine di fermarsi. E quindi, qualunque sia il commento degli inseguitori, naturalmente tesi, consapevoli anch’essi di correre un pericolo perché l’esperienza ci dice che anche gli inseguitori corrono rischi, il dovere, agli occhi della pattuglia, è quello di fermare la persona che infrange la legge, che sta sfuggendo ai controlli. Anzi il rischio che corre l’inseguito è, agli occhi degli inseguitori, la prova che quella fuga nasconde un illecito importante.

In altri paesi, sappiamo bene, la polizia ricorre spesso all’uso delle armi, negli Stati Uniti, ad esempio, come sappiamo dalle cronache, mentre in altre realtà i posti di controllo sono assistiti dalle famose “bande chiodate” che impediscono ad un mezzo che non si ferma all’alt di proseguire la corsa perché i chiodi bucano le gomme.

Ricordo, in proposito, di aver sentito in televisione Francesco Cossiga, all’epoca Ministro dell’Interno, che faceva sapere di aver dato l’ordine di utilizzare le bande chiodate. Non se ne è più parlato, forse ritenendo che possano creare un incidente. Questo dimostra che l’intendimento delle forze dell’ordine è sempre quello di evitare il danno più grave. Forze dell’ordine delle quali invochiamo la presenza quando ci rendiamo conto che vi sono aspetti di microcriminalità, dagli scippi ai furti nelle case, alle aggressioni per strada che sono, in realtà, quelli che interessano il cittadino, ben più dei traffici di droga o delle truffe che impegnano la criminalità organizzata.

Nella stessa giornata di ieri, nella quale si parlava in tono severo dei Carabinieri per questa operazione, una ragazza piangente raccontava in televisione di essere stata salvata da un tassista che l’aveva presa a bordo proprio perché molestata da un gruppo di ragazzi stranieri al centro di Milano, dietro piazza San Babila, nel cuore della città. Né l’ora era tarda. Doveva solamente attraversare una strada per raggiungere la propria abitazione.

Sono situazioni, purtroppo, sempre più frequenti sulle quali l’opinione pubblica mostra un’attenzione che non si ritrova negli organi d’informazione i quali oggi, invece, appaiono interessati particolarmente a censurare le parole concitate dei carabinieri impegnati nell’inseguimento dello scooter in un contesto di evidente tensione, consapevoli del rischio che correvano per l’alta velocità nella notte buia. Ed anche perché qualcuno, comodamente assiso su una poltrona, nel silenzio di un ufficio, pensa che vi possa essere stata dell’imprudenza penalmente rilevante e che quelle parole, “chiudilo, chiudilo… non è caduto”, per concludere con un “bene”, all’esito dell’operazione, siano un po’ sopra le righe. 

Provare per credere.

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