sabato, Febbraio 22, 2025
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Corte costituzionale: finalmente al completo

di Salvatore Sfrecola

Dopo mesi di tentativi, nei quali la Corte costituzionale ha funzionato con il numero minimo di componenti (undici su quindici), finalmente il Collegio è al completo. Sbloccata l’impasse del muro contro muro, dopo quattordici votazioni per un giudice e cinque per gli altri tre, il Parlamento in seduta comune ha eletto i quattro giudici mancanti. Sono Francesco Saverio Marini, Massimo Luciani, Roberto Cassinelli e Maria Alessandra Sandulli. Marini, Professore Ordinario di diritto pubblico a “Tor Vergata”, indicato da Fratelli d’Italia, Consigliere della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per le questioni costituzionali, autore del disegno di legge che istituisce il “premierato”, è anche figlio d’arte; il padre, Annibale, è stato Presidente della Corte costituzione. Massimo Luciani, Professore Ordinario di Istituzioni di diritto pubblico a “La Sapienza” e noto Avvocato, è stato indicato dal Partito Democratico. Roberto Cassinelli, Avvocato, già parlamentare di Forza Italia è stato designato da quel partito. Maria Alessandra Sandulli, Professore ordinario di Diritto amministrativo a “Roma tre”, anche lei Avvocato, è stata indicata nel corso del dibattito sulle candidature come espressione di una scelta autonoma. Anche lei è figlia d’arte. Aldo Sandulli, uno dei maestri del Diritto amministrativo, è stato Presidente della Consulta.

Si è già scritto e detto a proposito della scelta dei giudici costituzionali di elezione parlamentare e della intesa necessaria per un voto che richiede una maggioranza qualificata, anche per togliere agli eletti il marchio di una sola parte politica che non si confà a dei giudici chiamati a decidere sulla costituzionalità delle leggi con equilibrio e imparzialità.

Non è stato semplice raggiungere l’intesa che ha portato all’elezione anche perché ognuno dei protagonisti dell’auspicato accordo aveva l’esigenza di apparire determinante della scelta. Che è stata possibile anche cambiando metodo e qualche iniziale candidato, presto “bruciato”, anche perché, ad una ragionevole valutazione del più recente passato, con l’esclusione di Nicolò Zanon e di Giovanni Pitruzzella chiamato a sostituirlo, negli ultimi decenni quasi tutti i giudici della Consulta sono stati scelti tra personalità dell’area del centrosinistra.

I giudici, a norma dell’art. 135 Cost., è bene ricordarlo, “sono scelti tra i magistrati, anche a riposo, delle giurisdizioni superiori ordinarie e amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati con più di venti anni di esercizio”. Ovviamente, come si evince dagli atti dell’Assemblea costituente, contrariamente a quanto si è letto spesso negli ultimo mesi gli eletti, appartenenti a queste categorie, spesso non lo erano al momento della loro nomina e/o elezione. E se per i magistrati è espressamente previsto che possano essere anche “a riposo”, analoga possibilità non è (e non può esserlo) data ai professori ed agli avvocati, di nomina presidenziale o di elezione parlamentare. Infatti, se la Costituzione avesse voluto prevedere che gli stessi potevano essere (anche) a riposo al momento della nomina o dell’elezione, l’avrebbe espressamente previsto. Mentre la norma si riferisce chiaramente ai professori ordinari di materie giuridiche “in servizio” o avvocati che abbiano esercitato (con continuità) per almeno 20 anni la professione legale.

Da quegli atti si evince, infatti, senza alcun dubbio interpretativo, che i Costituenti hanno indicato una strada precisa, individuare non chi è stato professore ordinario (ancorché oggi emerito), ma chi è “in servizio” e che rappresenta, nel suo ambito, nella comunità scientifica, anche per prestigio istituzionale, un ruolo libero da condizionamenti. Lo stesso per gli avvocati che devono aver dimostrato, nel campo professionale, un indiscutibile profilo di eccellenza in uno specifico ambito, non di certo dei “tuttologi” iscritti ad un albo professionale.

Abbiamo, invece, assistito a nomine e/o elezioni di figure non appartenenti o riferibili alle categorie che la Costituzione e i costituenti hanno inequivocabilmente indicato, ma che la stessa Corte, invocando l’autodichia, ha “certificato” ex post per quieto vivere.

La lista degli ex professori ed ex avvocati (magari iscritti sì all’albo da oltre 20 anni ma che non hanno mai esercitato e magari sono al momento anche politici in servizio….attivo) è lunga e sono difficilmente ascrivibili, in tal senso, alla categoria dei “tecnici”, verrebbe da chiedersi, in cosa?. Qualcuno che fino a poche settimane fa era alla Corte, e tanti che lo sono stati, al momento della nomina/elezione erano ex, autorevoli si, ma ex.

Alla fine, dunque, è stata spostata l’attenzione dal come votare su chi scegliere, cioè sulle caratteristiche soggettive previste come garanzia dalla Costituzione, soprattutto se indicati come “tecnici”.

Una piccola statistica sul recente passato, senza in alcun modo mettere in dubbio l’autorevolezza degli attuali Giudici e soprattutto dei loro predecessori, rivela che il Presidente (ora emerito anche in quello), Barbera, al momento dell’elezione era in pensione da 7 anni, a nulla rilevando se professore emerito al momento della nomina. Ugualmente Modugno, in pensione da 7 anni, D’Alberti, in pensione da 4 anni. In precedenza, Amato, era in pensione, come Paolo Grossi e addirittura Giuliano Vassalli. Anche Paolo Maria Napolitano, Consigliere di Stato in servizio, eletto dal Parlamento il 5 luglio 2006, non apparteneva ad una delle categorie eleggibili dal Parlamento in quanto la scelta di un magistrato amministrativo spetta, come noto e previsto, al collegio elettorale delle magistrature superiori. A meno che, in pensione, sia nel frattempo passato (anche) nella categoria degli avvocati.

Nei mesi scorsi, infatti, sono circolati (o fatti circolare) – sempre improvvidamente – il nome di autorevoli magistrati amministrativi (in servizio e non a riposo) presi da qualcuno in considerazione per essere eletti nella quota parlamentare, destinata invece ai soli professori o avvocati. Oltre alla impossibilità come già rilevato, ci sarebbe (anche) la inopportunità perché si andrebbe a sfalsare la quota destinata già per norma costituzionale ai magistrati. Per fortuna almeno queste carriere sono già separate…..

Sono stati elementi di discussione per i “pontieri” e i loro referenti politici impegnati per mesi a cercare una “quadra” poi finalmente raggiunta. “Tornando alla Costituzione” un po’ come Sidney Sonnino aveva invocato – in altro cotesto e con diversa finalità – il ritorno “allo Statuto”, non più facendo però dire alla Costituzione quello che non ha mai detto.

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