di Salvatore Sfrecola
È stata indubbiamente un’abile mossa, quella della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di segnalare all’Assemblea di Palazzo Montecitorio alcuni passi del documento di Ventotene sul futuro dell’Europa, equivoci o in taluni casi ancorati ad una realtà lontana nel tempo, senza mezzi termini assurdi, ispirati ad una concezione inaccettabile del ruolo delle istituzioni e dei cittadini europei.
Poteva rimanere agli atti della seduta. Ma l’opposizione è caduta in quella che si è rivelata una trappola e, tra urla e schiamazzi, ha accusato la Premier di aver mancato al rispetto che si deve agli autori del documento, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Non solo, ma la stampa, a destra ed a sinistra, ha zuppato il pane nella polemica con un duplice effetto, da tutti rilevato, quello di distogliere l’attenzione, da un lato, sulla pesante spaccatura che c’è nella maggioranza di governo, con la Lega apertamente contraria ad ogni iniziativa che comporti un impegno militare in Europa, e, dall’altro, di nascondere, a sinistra, analoghe divisioni, già emerse nel corso del comizio di sabato scorso in piazza del Popolo. E così Schlein e compagni l’hanno buttata in caciara e insistono nel manifestare una indignazione fuori luogo perché quelle frasi, lette da Giorgia Meloni, ancorché abilmente estrapolate dal testo del documento, sono autentiche e assolutamente indifendibili, non solamente da destra.
Il risultato è una “una sceneggiata”, come ha scritto Claudio Velardi, “per non discutere seriamente un tema serissimo e cioè il riarmo dell’Europa cui peraltro, vedete il paradosso, gli estensori del Manifesto di Ventotene sarebbero stati ovviamente favorevolissimi”.
Ad un primo consuntivo si può dire che la spaccatura delle forze politiche a destra ed a sinistra non giova all’Italia, paese fondatore dell’Unione la cui immagine è stata troppe volte associata a posizioni equivoche, di neutralità e “non belligeranza”, ispirate al desiderio di compiacere il generone italico da sempre contrario ad impegnarsi, soprattutto quando ci sono rischi. Procrastinando nel tempo decisioni che l’esperienza storica dimostra debbono essere assunte al momento giusto con adeguata determinazione. L’astuzia è capacità apprezzata nella vita di tutti i giorni e nella politica. Ma, come è noto, le volpi, cui si paragonano i politici scaltri, rischiano di finire impagliate come trofeo di chi decide al momento giusto. E l’Italia non può mancare nel momento di determinazione delle scelte sul futuro dell’Europa della quale siamo parte essenziale e preziosa, anche in rapporto alla posizione geografica che ne fa la porta del Continente verso il Medio e l’Estremo Oriente.