sabato, Aprile 12, 2025
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Con la visita di Carlo III riscoperto il ruolo del Parlamento

di Salvatore Sfrecola

Era inevitabile che, in occasione dell’indirizzo di saluto con il quale hanno accolto Re Carlo III a Montecitorio, i Presidenti della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, e del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, facessero riferimento al ruolo del Parlamento che, nelle forme moderne rappresentative, è nato proprio a casa dei Windsor, sulle rive del Tamigi. Fontana ha ricordato la Magna Charta Libertatum che nel 1215 ha riconosciuto i diritti del cittadino contribuente stabilendo un nesso inscindibile tra rappresentanza politica e pagamento delle imposte, secondo quel principio, no taxation without raprestentation, che mosse la ribellione delle colonie inglesi d’America escluse dal Parlamento di Londra.

Il Presidente La Russa, da parte sua, ha ricordato la “centralità” del Parlamento nelle democrazie liberali. Non è dubbio che l’uno e l’altro siano sinceramente convinti del ruolo fondamentale che le assemblee legislative rivestono nel buon funzionamento degli ordinamenti democratici. Ma è un fatto che sia la Lega che Fratelli d’Italia, i partiti ai quali appartengono i due presidenti, siano promotori di quella riforma che sotto il nome di “premierato” il ruolo del Parlamento tende a comprimere. Del resto, la tendenza in atto da tempo è in questo senso, come dimostra il ricorso massiccio alla decretazione d’urgenza, prevista in “casi straordinari di necessità e d’urgenza” dall’art. 77 della Costituzione. Una scelta giustificata soprattutto dalla necessità di procedere rapidamente, laddove l’esperienza delle decisioni parlamentari segnala tempi eccessivamente lunghi. Tema ricorrente nella polemica politica, anche se l’esperienza ci dice che, quando c’è consenso, una legge può essere approvata in pochi giorni.

Perché, dunque, l’eccesso di decretazione d’urgenza denunciato dalle opposizioni e dagli osservatori delle vicende della vita politica che in qualche modo mortifica il ruolo delle assemblee legislative? Queste, infatti, a causa della brevità dei tempi per la conversione in legge dei decreti (sessanta giorni), hanno una limitata possibilità di emendare i testi, anche in ragione della doppia lettura, alla Camera e al Senato. Inoltre, in prossimità della scadenza del termine stabilito per la conversione in legge è quasi fisiologico che il Governo ricorra a porre la “questione di fiducia”. E questo, indubbiamente, quando il Governo disponga di una solida maggioranza, soffoca il ruolo del Parlamento. Conseguenza della incapacità dei parlamentari di gestire, nei tempi previsti dalla Costituzione, l’esame e l’approvazione dei provvedimenti, eventualmente emendandoli. 

Non è semplice far coincidere governabilità e ruolo delle Camere. Ma a Londra ci sono riusciti. Merito del sistema elettorale che stabilisce un legame stretto tra elettorato ed eletto per cui se, da un lato, il parlamentare è meno condizionato dalle scelte e dalle indicazioni del partito di appartenenza, preoccupato soprattutto dall’orientamento del proprio elettorato, dall’altro, chi siede nella Camera dei comuni è temprato dal confronto politico al quale si deve essenzialmente la selezione della classe dirigente. Notevole, dunque, è l’autorevolezza del personale parlamentare sicché Westminster è veramente il centro della vita politica che trasmette le opportune sollecitazioni al Governo e ne controlla l’attività.

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