di Salvatore Sfrecola
Molto interessante, per la collana “Conversazioni dal passato per conoscere il presente e immaginare il futuro”, questo volume dedicato a Luigi Einaudi “Italia dove vai? Cambiamento, opportunità e rischi per la società” (Armando Editore, Roma, 2025, pp. 89, € 12,00), curato da Gianpiero Gamaleri ed Enrico Morbelli, con una introduzione di Roberto Einaudi, nipote del celebre economista e politico. L’impostazione è originale e certamente stimolante, ad opera di due personalità della cultura, Gamaleri, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, docente di Linguaggio dei nuovi media all’università telematica Uninettuno, e Morbelli, giornalista, fondatore e direttore della Scuola di liberalismo “dal 1988”, tra i promotori del Comitato nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi, nonché Presidente della Famija Piemontèisa di Roma.
L’esperimento dei curatori è stato quello di affidare all’intelligenza artificiale il compito di intervistare Luigi Einaudi per esplorarne i pensieri su temi di grande attualità come il premierato, le autonomie regionali, la libertà economica e le sfide dell’integrazione europea. Naturalmente come io avevo immaginato e come segnalano i curatori le risposte alle domande proposte “si presentano fondamentalmente adeguate e interessanti”, scrivono i Curatori. “Ma com’è loro caratteristica, attingendo all’enorme massa dei “big data”, sono per così dire costrette a scegliere sempre la strada intermedia quella più prudente ma anche meno innovativa. Ne deriva quindi un quadro complessivo del pensiero di Einaudi abbastanza esauriente che però lascia a ciascuno di noi trovare quei guizzi creativi che soltanto la mente umana può esprimere”. Di questi limiti dell’i.a. i Curatori danno puntualmente conto in calce alle singole risposte.
L’intervista attinge ovviamente alla cospicua documentazione disponibile, fatta di lavori scientifici, di lezioni universitarie, di annotazioni a fatti della politica e dell’economia, gli articoli pubblicati su La Stampa e il Corriere della Sera, i discorsi parlamentari e le “prediche” da lui stesso definite “inutili” alle quali, invece, attingono quanti riconoscono nel pensiero di Einaudi una profondità che ne conferma la permanente attualità anche al passare del tempo. Come dimostrano il senso politico del suo impegno e talune affermazioni su questioni aperte come l’autonomia regionale differenziata e il premierato.
In apertura si fa riferimento alla carriera e al ruolo di primo Presidente eletto della Repubblica e la sua addirittura morale, il suo senso di responsabilità che ne fanno ancora oggi una figura chiave per la nuova Italia. Ed è richiamato il suo percorso politico segnato da importanti cambiamenti, da socialista a campione del liberalismo e da monarchico a Presidente della Repubblica. Un “percorso accidentato” è esplicitato nella domanda che nella risposta richiama la “coerenza non come fedeltà cieca a un’idea ma come costante ricerca del bene collettivo”. Spiega come da giovane socialista abbia creduto “nella possibilità di migliorare le condizioni sociali ed economiche del popolo italiano”, per poi giungere ad una concezione “in cui la libertà economica e individuale sono alla base di ogni autentico progresso sociale”. Ugualmente il suo impegno per la monarchia al tempo del referendum del 2 giugno 1946 derivava dalla convinzione che essa potesse “garantire stabilità”. Molto interessanti le considerazioni sulle personalità che ha conosciuto, da De Gasperi a Togliatti a Nenni, ad Andreotti dei quali dipinge le caratteristiche e la posizione personale assunte negli anni cruciali della ripresa democratica. Einaudi è stato da liberale un deciso antifascista.
Membro attivo della Consulta, Einaudi, ricordando i lavori della Costituente, si sofferma in più occasioni “sull’educazione e sull’accesso alla cultura, temi essenziali per la libertà. Ho sempre creduto, infatti, che la libertà autentica si raggiunga solo con la conoscenza, e sarebbe stato importante sottolineare, con maggiore enfasi, l’impegno dello Stato per un’istruzione universale e di qualità, estendendo anche a questo ambito il concetto di rimozione degli ostacoli sociali.” La cultura e l’educazione come “il più potente antidoto contro ogni tentazione autoritaria. È necessario formare cittadini consapevoli e informati, che comprendano la complessità del mondo e abbiano gli strumenti per distinguere il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto”. Infine, sollecita la “cultura della partecipazione e della responsabilità”. Aggiungendo che “la democrazia è qualcosa che vive grazie alla partecipazione attiva dei cittadini”.
Convinto che la libertà economica e la libertà politica debbano coesistere e rafforzarsi reciprocamente, Einaudi sottolinea come il capitalismo abbia bisogno di regole chiare e di istituzioni che lo guidino e lo disciplinino. In primo luogo, è necessario rafforzare le istituzioni regolatrici, promuovere la giustizia fiscale, “condizione imprescindibile per una società equa, e uno strumento per ridurre le disparità eccessive che minano la coesione sociale”. Per Einaudi “è cruciale ritrovare un’educazione ai valori comuni. Questo significa investire nella formazione civica e nella cultura democratica fin dalle scuole”. Ma “anche la trasparenza e l’etica nella politica sono essenziali per riconquistare la fiducia dei cittadini”.
Passando ad un tema di più specifica attualità è stato chiesto come Einaudi giudichi la riforma detta del “premierato”, intesa a rafforzare il ruolo del primo ministro. Aggiungendo che i suoi fautori sostengono che essa non tocca le funzioni del Capo dello Stato. Einaudi ammette che “il rafforzamento del ruolo del primo ministro potrebbe contribuire alla stabilità governativa, garantendo maggior continuità all’azione del dell’esecutivo, aspetto particolarmente importante in un Paese come l’Italia, storicamente soggetto a frequenti crisi di governo. Tuttavia, ogni modifica che riguarda le istituzioni deve sempre essere bilanciata da una profonda riflessione sull’equilibrio dei poteri”. E aggiunge, “il rischio che vedo è che anche se formalmente non sono toccate le funzioni del Capo dello Stato, ci possa essere un affievolimento sostanziale del suo ruolo. Come spesso accade nei sistemi giuridici, vale il principio dei vasi comunicanti: un rafforzamento significativo dell’esecutivo potrebbe ridurre lo spazio di azione e la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica, che la nostra Costituzione rappresenta un elemento di moderazione e di equilibrio tra i poteri”.
Anche sull’autonomia differenziata le valutazioni di Einaudi sono di estrema prudenza e sottolinea come “questa responsabilizzazione deve andare di pari passo con la coesione nazionale e con la garanzia di pari opportunità per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro regione di residenza… il rischio che vedo – aggiunge – è che un’autonomia differenziata non accompagnata da meccanismi di riequilibrio possa accentuare le disparità tra le regioni più ricche quelle più povere. Se alcune regioni acquisiscono maggiori poteri e risorse senza che vi sia una redistribuzione equa, si potrebbe creare una situazione in cui i cittadini delle regioni meno avvantaggiate si trovano con servizi pubblici e infrastrutture inferiori rispetto a quelli delle regioni più prospere”. Infine, la preoccupazione del buon amministratore lo induce al sottolineare come con l’autonomia differenziata, “perché sia un vero strumento di responsabilizzazione, è fondamentale che le regioni dimostrino di avere capacità amministrative adeguate e che rispondano in modo trasparente ai cittadini sull’uso delle risorse. Senza un sistema di controlli rigoroso, si rischia che l’autonomia porti più sprechi e inefficienze che benefici”. La riflessione del grande uomo di Stato andrà segnalata a chi si è fatto promotore di una “riforma” della Corte dei conti che ne limita i controlli e la capacità di presidiare il territorio e gli enti.
È nota, e ne abbiamo già fatto cenno, l’attenzione di Einaudi per la scuola “luogo di libertà e di pluralismo” contro ogni forma di statalismo che nega la varietà e la ricchezza delle esperienze educative. È noto anche, come nelle sue “Prediche inutili” Einaudi abbia dedicato pagine importanti al sistema educativo e professionale, tra l’altro conducendo una battaglia contro il valore legale dei titoli di studio che creano “una sorta di monopolio della cultura, dove l’accesso alle professioni e ai ruoli di responsabilità è limitato a coloro che possiedono specifici titoli, piuttosto che basarsi sulle reali capacità e competenze individuali”.
Infine, L’Europa, lui che ne aveva conosciuto da vicino i “Padri”, da Altiero Spinelli a Jean Monnet, a Konrad Adenauer, a Robert Schuman. Il progetto europeo, risponde, “ha sempre rappresentato per me una speranza e una responsabilità. Dopo secoli di guerre e conflitti l’idea di un’Europa unita ha offerto la possibilità di costruire un’architettura di pace, stabilità e cooperazione. Oggi, però, ci troviamo di fronte a sfide senza precedenti che mettono alla prova questa visione”. Concludendo che L’Europa dovrà concentrarsi su nuove tappe “per rafforzare l’integrazione e la solidarietà”. Una di queste “potrebbe essere la creazione di una vera e propria politica estera e di difesa comune. Solo attraverso un approccio unificato potremo affrontare le sfide globali in modo efficace, proteggendo i nostri valori e interessi comuni”.
Ancora i temi della competizione politica economica, culturale, persino bellica, il ruolo degli Stati Uniti nel contesto internazionale nei quali i richiami religiosi e morali del Papa “hanno storicamente avuto un impatto significativo, non solo sui fedeli ma anche sull’opinione pubblica globale”. Ce n’è anche per i social, per i media, per un uno studioso che si sente parte di una pluralità di identità “che riflettono le complessità del mondo contemporaneo. Essere piemontese è un legame profondo con le mie radici, la mia cultura e la mia storia. La mia terra natale ha forgiato il mio pensiero e i miei valori, fornendomi una base solida da cui ho potuto sviluppare le mie idee e le mie convinzioni. Essere italiano è altrettanto significativo; la mia identità nazionale è inestricabile da un patrimonio di storia, arte e tradizioni che considero fondamentali per la mia visione del mondo. L’Italia, con le sue ricchezze culturali e la sua eredità di libertà e democrazia, rappresenta un pilastro su cui poggia il mio impegno civico e sociale. Allo stesso tempo mi sento profondamente europeo. L’Europa è un progetto che abbraccia la diversità e la collaborazione tra nazioni, un’idea di unità che supera le divisioni storiche e promuove valori condivisi”. E conclude: “la costruzione di un’Europa unita è una delle sfide più significative del nostro tempo, e la mia visione di un futuro migliore per le generazioni a venire si intreccia con quella di un’Europa forte e solidale”.
Luigi Einaudi, un uomo del nostro tempo, autorevolissimo per la profondità del pensiero di cui questo libro a cura di Gamaleri e Morbelli offre passi significativi, stimolanti per ulteriori riflessioni.