lunedì, Aprile 21, 2025
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Papa Francesco e l’autorità dei papi nel mondo globalizzato e ingiusto

di Salvatore Sfrecola

Papa Francesco è morto oggi, 21 aprile, ricorrenza della fondazione di Roma, di cui era Vescovo. Solo ieri aveva impartito dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro la benedizione Urbi et Orbi, alla Città e al Mondo, in evidente stato di sofferenza, come hanno potuto constatare quanti si sono collegati con la diretta televisiva. Dalla Loggia delle benedizioni era poi sceso tra i fedeli presenti numerosissimi in piazza. Erano evidenti le sue condizioni precarie, ma nessuno avrebbe immaginato che quelle sarebbero state le ultime immagini del Papa vivo.

Parlare di un Papa è sempre difficile, anche solo collegando la sua missione al nome che ha scelto, quello del poverello di Assisi, il Santo degli ultimi ma anche del richiamo all’insegnamento di Cristo, rigido nel chiedere severità nella Chiesa. Papa Francesco ha vissuto la realtà del suo tempo, come del resto tutti i Papi dei quali, ovviamente, tutti si dimenticano trascurando che, nel corso dei secoli, hanno dovuto vivere situazioni di grande sofferenza per i popoli rispetto ai quali la loro azione pastorale non è stata mai semplice.

Tanto per tornare a tempi più vicini, nell’Ottocento Pio IX si è trovato a vivere il passaggio dall’assolutismo alla democrazia liberale mentre stati cattolici erano in guerra fra loro. Così Benedetto XV, il Papa dell’“inutile strage”, nella Prima Guerra Mondiale, e Pio XII nel corso dell’aggressione tedesca dalla quale è scaturita la Seconda Guerra Mondiale con sofferenze grandissime per i milioni di vittime civili tra cui quelle trucidate con straordinaria crudeltà nei campi di concentramento nazisti. 

Negli ultimi due tutti i Papi hanno fatto sentire la loro voce in favore della pace e della giustizia sociale. A Leone XIII si deve la Rerum Novarum, l’enciclica sociale promulgata il 15 maggio 1891 con la quale per la prima volta la Chiesa cattolica prese posizione sulle questioni sociali, fondando la moderna dottrina sociale. L’autorità morale dei papi è stata sempre indiscussa, come dimostra la famosa domanda di Stalin, abituato a misurare gli avversari dalla forza militare, su quante divisioni avesse il Papa. Mettere a confronto i papi, come sembrano dire quanti assegnano aggettivi di bontà a questo o a quello è un esercizio di superficiale valutazione di un impegno per sua natura complesso, pastorale certamente, ma anche politico perché la Chiesa e il suo pastore vivono nel contesto del loro tempo che vede protagonisti i popoli e i loro reggitori.

Papa Francesco si è trovato a governare la Chiesa in una realtà globalizzata, dominata da regole economiche spesso esasperate, in precedenza sconosciute, mentre le povertà estreme di alcune realtà territoriali aggravate nella esperienza postcoloniale hanno dato origine a quella emigrazione che lui sentiva, come ingiustizia. Convinto che i paesi “ricchi” debbano in qualche modo aiutare le popolazioni meno fortunate. 

Il Presidente Mattarella ha detto di avvertire, “accanto al dolore per la morte di Papa Francesco… un senso di vuoto: il senso della privazione di un punto di riferimento cui guardavo. Ha conquistato il mondo, sin dal primo momento, già con la scelta del nome”. Ed ha aggiunto: “come non ricordare “Laudato si” sull’equità nell’uso delle risorse naturali? O “Fratelli tutti” sulla unicità della famiglia umana? O la sua costante attenzione alle periferie del mondo, ai poveri, ai più deboli, ai migranti? Certamente anche ricordando i suoi avi emigrati dal Piemonte in Argentina. O la sua preghiera da solo in piazza San Pietro nei giorni del covid? Francesco è stato sempre uomo di speranza convinta contro ogni difficoltà. L’ha trasmessa anche nei giorni della sua malattia offrendo un esempio per tutti i sofferenti”.

Al dolore del mondo per la repentina scomparsa di Papa Francesco si sono uniti anche il Direttore e la Redazione di “Nuove Sintesi” che hanno sottolineato come il Papa abbia “voluto infrangere le barriere costruite dalle Potenze mondiali” e “impresso la necessaria accelerazione all’emergere degli Umili”. Per questo giornale, di ispirazione sabauda, “non tutti l’hanno seguito nella Comunità ecclesiale. Inevitabile. La Sua ultima caparbia uscita, il giorno di Pasqua, è il messaggio politico: servire sino all’ultima stilla di energia”. Peer concludere che “è come la storica via di un Rex Iustus Pater”.

Naturalmente il problema della povertà e dei migranti è complesso. E come aiutare le masse di persone che premono ai confini del mondo occidentale è una domanda che tutti si fanno alla ricerca di qualche certezza. Non facile. Perché obiettivamente non tutti possono essere tutte accolti. Per obiettiva insufficienza di risorse delle comunità pur disponibili all’accoglienza. Le quali subiscono disagi gravi in ragione di costumi lontani dallo standard delle popolazioni occidentali. Il Papa del dialogo interreligioso non può trascurare l’esigenza che l’immigrato rispetti le tradizioni del paese che lo accoglie, condizione difficile da gestire, come dimostrano i conflitti che si sviluppano in alcune realtà, come ci dicono le cronache ad esempio in Francia, in Belgio o in Germania. Si tratta di persone i cui credo religioso contiene elementi culturali difficilmente integrabili, anche perché fortemente caratterizzati da una aspettativa di egemonia politica. Che, ovviamente, molti spaventa.

L’esperienza ci dice di alcuni paesi nei quali il cittadino cristiano non può raggiungere posizioni politiche e istituzionali di vertice perché riservate agli islamici. C’è, poi, una concezione di fondo della persona, soprattutto della donna, per noi occidentali inaccettabile. Talmente pervasiva che non cede dinanzi alle consuetudini diplomatiche. Come nel caso dell’ambasciatore di un paese musulmano che, ricevuto a Corte a Madrid, ha salutato il Re ma non ha dato la mano alla regina che lo affiancava. Neppure il bon ton diplomatico ha guidato l’Ambasciatore.

Vicino agli ultimi di tutto il mondo Papa Francesco ha lottato per la pace, denunciando i conflitti in atto e chiedendo che si giungesse alla tregua necessaria per avviare trattative di pace, come in Ucraina. Ha chiesto agli stati di non proseguire nel commercio delle armi. Insistendo con quel suo intercalare “per favore” con il quale incitava tutti a seguirlo.

Il successore di Papa Francesco si troverà a far fronte ad un’eredità complessa, difficile in un mondo che conosce decine di conflitti spesso sanguinosi, che aggravano le condizioni dei più miseri. Ma dovrà affrontare anche problemi nella Chiesa alle prese con difficoltà di gestione delle comunità in ragione di scandali, come quelli di pedofilia, che non è parso a molti siano stati repressi con la necessaria fermezza. Ne consegue che si è praticamente dissolta l’esperienza degli “oratori” che erano luoghi di aggregazione religiosa ma anche culturale e sportiva attraverso i quali le parrocchie mantenevano forte il legame con i giovani e gli anziani. 

Probabilmente va anche ripensato, in una religione, che è cattolica e quindi universale, l’uso della lingua latina, almeno in alcune preghiere, considerato che islamici ed ebrei pregano nella loro lingua.

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