Straordinario discorso della Regina Elisabetta, sicura, rassicurante, da leader indiscusso del suo popolo
di Salvatore Sfrecola
Il volto sereno, rassicurante per la sicurezza che trasmette nelle difficoltà del momento, Elisabetta II ha parlato agli inglesi e al mondo intero. Pochi minuti, senza enfasi ha dimostrato che, quando le certezza sono messe in discussione un Sovrano riesce, come nessuno, a rappresentare il proprio popolo nel presente e nelle prospettive del difficile futuro che si prospetta.
Nel “time of disruption” la Regina ha offerto l’immagine della fiducia nel futuro perché, ha detto ai suoi compatrioti, “United and resolute then we will overcome it”, uniti e determinati, vinceremo. Ed ha precisato che “l’orgoglio in chi siamo non fa parte del nostro passato come Paese ma definisce ancora il nostro essere oggi e definirà il nostro futuro”.
Chiunque avrebbe potuto parlare con le medesima serena autorevolezza? Con la medesima consapevolezza della storia di un popolo che, nelle più gravi difficoltà, mai si è lasciato andare allo sconforto? No. Un uomo di parte, sia pure autorevole, come siamo abituati a vedere alla testa delle repubbliche deve fare i conti con la propria storia personale, con le vicende della propria esperienza politica, con l’orientamento del proprio partito e di quelli che hanno concorso alla sua elezione. Vale sempre questa considerazione, sia che ad eleggere il presidente sia stato il Parlamento, sia che lo abbia eletto il popolo, perché comunque l’orientamento dei partiti è determinante.
Un Sovrano, e la Regina Elisabetta ne è consapevole, esprime la storia e l’identità di un popolo, non è “di parte”. Re e popolo sono una stessa cosa, come dimostra l’esperienza delle monarchie democratiche d’Europa in nazioni molte delle quali sono tali solo per la presenza del Sovrano, dal Belgio che non sopravviverebbe all’antica tensione tra fiamminghi e valloni, alla Spagna che ha sofferto della sanguinosa rivolta dei baschi ed oggi è scossa dalle pulsioni autonomistiche dei catalani.
Un Re attraversa la storia, dura nel tempo perché lungo il tempo della Nazione c’è stato sempre, con un nome diverso scandito dai numeri ordinali che seguono al momento dell’assunzione al trono, come Giorgio VI il padre di Elisabetta. Un Re è patrimonio della Nazione, rappresenta in patria e nel mondo il suo popolo al quale può chiedere impegno solidale quando la Patria chiama, sia una guerra, come tante e sanguinose ne ha conosciute, sia una infezione che dilaga spargendo morte e fiaccando l’economia.
Si è detto che la Regina Elisabetta dà un significativo apporto al PIL del Regno Unito. Si comprende facilmente, perché è un’icona della Nazione per i suoi concittadini e per quanti si recano a visitare l’Inghilterra. Qualcuno, con espressione che può sembrare irriguardosa, ha detto che la Regina è un “brand” sul mercato. Del resto io uso un tè che si gloria di essere fornitore della Regina, “by appointment to Her Majesty Queen Elisabeth II, come un tempo, da ragazzo, leggevo sulle etichette di alcuni vini e liquori “fornitore della Real Casa”.
Quale, dunque, il segreto di un Sovrano? La straordinaria capacità di tutti di saper rappresentare la nazione nel tempo che scorre, cambiando ma nel senso della continuità. Cosa che non può un presidente di repubblica che vive nel timore di scontentare i partiti che lo hanno eletto e che spera lo confermeranno ancora a scadenza del mandato.
Un Re è per sempre. E non è differenza da poco.
6 aprile 2020