Le sorti del Governo, le aspettative dei partiti e le “ansie” del Quirinale
di Salvatore Sfrecola
Ha destato particolare attenzione la nota di Marzio Breda, quirinalista insigne del Corriere della Sera, che il 30 aprile ha scritto de “l’ansia di Matterella per le manovre destabilizzanti che si moltiplicano”. In un titolo tutti i problemi di questi giorni, con le preoccupazioni per l’economia bloccata da oltre due mesi, con effetti devastanti per le piccole e medie imprese, che hanno perduto clientela, non hanno riscosso un euro e devono pagare canoni di locazione e rate di mutuo, per piccoli artigiani, per i liberi professionisti, avvocati, notai, commercialisti i cui studi sono desolatamente deserti.
Monta la preoccupazione per la rabbia che cova come il fuoco sotto la cenere, tanto da allarmare il Ministro dell’interno, Luciana Lamorgese, e il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, mentre dalle opposizioni vengono segnali non buoni per il Governo. Segnali “destabilizzanti”, ipotesi di un governo di larghe intese, di “salute pubblica” si diceva un tempo, non con riferimento a questioni sanitarie ma alla “salus rei publicae suprema lex esto” espressione con la quale i nostri progenitori indicavano che il bene della popolazione deve essere la legge suprema (Cicerone, De Leg., IV). Guardando al bene della comunità si prova a mettere d’accordo chi si è scontrato vivacemente fino al giorno prima. Ipotesi, tuttavia, che “al Quirinale non trovano udienza”. È perentorio Marzio Breda. Per lui non è una ipotesi, è una certezza: il governo di larghe intese non s’ha da fare. Di fronte alla “babele quotidiana di diktat”. Una frase che fa pensare, che fotografa la scarsa autorevolezza delle opposizioni, cui spetta certamente contestare, all’occorrenza, le scelte del Governo ma, per come si atteggiano, se non altro nei toni, non sembrano una alternativa credibile, neppure nella prospettiva dell’immaginato governo di “salute pubblica”. In un momento nel quale è in atto una profonda crisi economica che ci rende, in parte almeno, tributari da aiuti, certamente onerosi, di un’Europa che alcuni, per come si configura un possibile intervento, vedono sempre più lontana.
D’altra parte, non ne parla Breda sicché si deve ritenere che il Presidente non la consideri un’opportunità, non si sente dire di quel grande piano di investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture, la cui necessità appare ogni giorno più evidente, suggerito da economisti liberali, da finanziare con una grande prestito nazionale per mobilitare quella grande ricchezza privata che una parte della Sinistra vorrebbe colpire con una tassa sui patrimoni più elevati, anziché impegnare per la crescita e lo sviluppo dei quali l’Italia ha estremo bisogno. Altri vorrebbe recuperare risorse al bilancio pubblico tornando ancora a colpire i titolari di pensioni più elevate, già falcidiate con il concorso di Lega e 5 Stelle.
Occorrono nervi saldi in tutti i Palazzi del potere. Perché se non è vero che sono state proposte soluzioni azzardatissime, “liberi tutti subito e senza cautele”, vuol dire che si gioca all’equivoco. “Senza cautele” non lo ha detto nessuno, mentre appare evidente che molte delle misure adottate sono irragionevoli. Basti pensare alla vicenda delle seconde case che avrebbero distanziato ulteriormente nell’ambito delle famiglie alcuni componenti, così contribuendo al contenimento del contagio. Una decisione assolutamente irragionevole, come quella, gravissima, della chiusura dei luoghi di culto, che sarebbe stato sufficiente consentire di frequentare, per chi avesse la possibilità di muoversi, con le dovute cautele.
Al riguardo il prudente Mattarella, nonostante la “babele quotidiana di diktat” ha voluto lanciare un messaggio a Conte che nessuno ha colto, complice la giornata di festa. E, mentre infuriava la polemica dei Cassese, dei Baldassarre, dei Guzzetta, ha segnalato nel suo messaggio del 1° maggio per la Festa del lavoro, che “sono necessarie indicazioni – ragionevoli e chiare – da parte delle istituzioni di governo”. Tradotto, il presidente manda a dire che almeno talune delle norme fin qui adottate, tra decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio non erano, “ragionevoli e chiare”. A tacere, naturalmente, della, quanto meno dubbia, legittimità di molte di esse.
Attendiamo, dunque. Osservando l’azione del Governo e le iniziative dei due Matteo, che qualcuno sostiene sarebbero pronti ad un accordo per ribaltare il Governo ed andare alle elezioni la prossima primavera, prima che a luglio scatti il “semestre bianco” che impedirà al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere.
Per concludere, vorrei rimettere ai miei lettori qualche considerazione. Dal 2018, dopo le elezioni per il rinnovo di Camera e Senato, la vita politica italiana è dominata dalla “questione Quirinale”, cioè dall’appuntamento del gennaio 2022, quando si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. È evidente che in una democrazia parlamentare le elezioni presidenziali, certamente importanti, non possono, tuttavia, condizionare nei quattro anni precedenti la vita dei partiti, la sorte del Governo e il bene dei cittadini.
Ritengo che Sergio Mattarella, nonostante l’età, a gennaio del 1922 sarà a metà del suo ottantunesimo anno, gradirebbe essere rieletto. Lo hanno desiderato tutti i presidenti, a cominciare dal primo, Luigi Einaudi, stimatissimo da tutti, ma ostico ai partiti per la sua estrema indipendenza e per aver loro ricordato più volte, in messaggi che in tema costituiscono un riferimento prezioso, che l’art. 81, comma 4, della Costituzione, prevede che ogni legge “che importi nuove o maggiori spese deve indicare avviare i mezzi per farvi fronte”.
È, dunque, legittimo che Sergio Mattarella desideri essere rieletto e che ritenga che questa maggioranza possa garantirgli di restare ancora al Quirinale. Ma il giurista attento ai problemi dello Stato, come dimostra la legge elettorale che richiama il suo nome, il cattolico che sente di dover perseguire il bene comune, non potrà che accettare ragionevoli proposte per un cambio di passo da parte di persone affidabili. Saranno i due Matteo? O si affaccerà allo scenario politico qualche altro che possa promettere e mantenere?