del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci
Giustizia europea
La Corte di giustizia Ue ha evidenziato che la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, e in particolare l’articolo 2, paragrafo 2, l’articolo 3, paragrafo 1, e l’articolo 6, paragrafo 1, della stessa, dev’essere interpretata nel senso che essa non osta a una normativa nazionale che vieta alle amministrazioni pubbliche di assegnare incarichi di studio e consulenza a persone collocate in quiescenza purché, da un lato, detta normativa persegua uno scopo legittimo di politica dell’occupazione e del mercato del lavoro e, dall’altro, i mezzi impiegati per conseguire tale obiettivo siano idonei e necessari. Spetta al giudice del rinvio verificare se ciò avvenga effettivamente nella fattispecie di cui al procedimento principale (Corte di giustizia Ue, Sez. VIII, sentenza 2 aprile 2020, C‑670/18 – CO).
Parlamento in agonia
“Non è un bello spettacolo, per quanti hanno a cuore le istituzioni parlamentari, quello, al quale assistiamo da tempo, delle assemblee di Camera e Senato chiamate a votare reiterate deliberazioni con le quali il Governo pone la questione di fiducia in sede di approvazione delle leggi, in particolare di quelle di conversione di decreti legge adottati dal Consiglio dei ministri, ai sensi dell’art.77 della Costituzione, in casi straordinari di necessità e d’urgenza. Non è un bello spettacolo perché la votazione sulla deliberazione che pone la questione di fiducia, non prevista dalla Costituzione ma dall’art. 2, comma 1, lett. a), della legge 23 agosto 1988, n. 400, sulla Disciplina dell’attività di Governo e sull’Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, fa decadere tutti gli emendamenti presentati in aula. E, pertanto, l’approvazione della legge avverrà senza discussione, senza approfondimento di eventuali proposte emendative da qualunque schieramento presentate.
Nata per superare l’ostruzionismo parlamentare, la questione di fiducia è stata ritenuta misura idonea a consentire al Governo di perseguire il proprio programma con l’approvazione di provvedimenti significativi per l’indirizzo politico programmatico dell’Esecutivo. Tuttavia, come è stato osservato, il rendimento dell’istituto è inversamente proporzionale alla frequenza del suo uso e l’infittirsi delle richieste che si registra, in particolare, in questa stagione della politica, è sintomatico delle difficoltà di una maggioranza poco coesa, composta da partiti ideologicamente incerti, composti da un personale politico parlamentare modesto, incapace di reggere l’impatto del confronto con l’opposizione. Questa, a sua volta, con la questione di fiducia è, di fatto, tagliata fuori dall’attività legislativa. Ed è un impoverimento del ruolo del Parlamento (Salvatore Sfrecola, “Un Parlamento che muore per eccesso di… fiducia”, in questa Riv., 17 giugno 2020).
Un Paese in dissolvenza
“L’ordine giudiziario è chiamato ad affrontare una delle crisi più gravi della storia repubblicana. L’inchiesta della procura di Perugia sul giudice Luca Palamara ha dato il colpo finale e ha delegittimato completamente agli occhi dei cittadini l’imparzialità e l’autorevolezza della magistratura e dell’organo di autogoverno, il Csm… Situazione paragonabile a quella dei mediocri faccendieri con la toga, la P2 piccola piccola che ruotava attorno a Palamara e che condizionava gli incarichi nelle procure, la manutenzione di carriere insignificanti nelle mani di traffichini che amministrano la giustizia. Certo, Palamara non era da solo ad agire, era lo specchio di un sistema. Ma questo non fa che sottolineare la fine di un‘illusione pericolosa, che i magistrati fossero un’élite scelta per moralizzare il Paese…
Ogni riforma istituzionale, nel clima di emergenza democratica che è conseguenza dell’emergenza sanitaria e economica, dovrebbe darsi un unico obiettivo. Restituire più prestigio, più autorevolezza, più peso alle istituzioni dello Stato e alle donne e agli uomini che provvisoriamente le incarnano. Invece, succede il contrario, il Parlamento già estenuato è alla vigilia di un referendum che mira a sgretolare un altro pezzo di quel poco di prestigio che ancora rimane alle Camere. C’è da dire che gli inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madama hanno fatto di tutto per meritarsi questo risultato. Decenni di corruzione e impunità. Risorse divorate. Seguiti dall’avvento dei politici improvvisati, tanto incapaci quanto arroganti. Per questo appare assurdo, grottesco il referendum per cui i cittadini sono chiamati a tagliare il numero dei parlamentari. Perché in questo momento servirebbe l’opposto, un di più di politica, di rappresentanza, di Stato, anche quando i rappresentanti sono in gran parte clamorosamente inadeguati a ricoprire questo ruolo. Una ragione in più per chiedere migliori meccanismi di selezione della classe dirigente” (Marco Damilano, “Un No per ricucire”, L’Espresso, n. 27/2020, 8 ss.).
Gli Stati Generali
“A prescindere da colui a cui si debba attribuirne la paternità, gli Stati Generali sono riusciti a tenere banco nel dibattito politico per qualche giorno. Poi, così come erano improvvisamente apparsi, sono scomparsi fra i marosi dell’attività parlamentare, già dimenticati nonostante il dispendio di energie e forse anche di soldi…
Dopo appena un paio di giorni dalla chiusura della passerella, la discussione dei provvedimenti da varare per far ripartire l’Italia è scomparsa dai radar della politica. Sì, chiusi i dibattiti a metà giugno, sulla commedia del piano per il rilancio del Paese è calato il sipario. Dalle riunioni di Villa Pamphilj non è uscito un dossier di cose da fare e neppure una lista delle priorità (Maurizio Belpietro, “Gli Stati Generali e il Paese reale”, Panorama, n. 27/2020, 3).
Locomozione italiana
Il crollo delle immatricolazioni delle autovetture non è contestabile.
Può significare che gli italiani intendono optare in massa per il monopattino.
Referendum del 20 settembre
Il prossimo 20 settembre si vota il referendum per confermare o, meno, la legge costituzionale che ha ridotto il numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200.
Non è previsto un quorum, onde è irrilevante il numero dei votanti.
È, quindi, da condividere l’opinione di Marco Damilano che considera questo referendum il “trionfo dell’Anti-politica”.
Celestino V: un nobile esempio
Nell’eremo di Sant’Onofrio, tra le rocce del Monte Morrone, dove viveva, all’eremita Pietro Angeleri, nel 1294, venne annunciata la sua elezione al soglio pontificio.
Dopo cinque mesi dalla nomina, sentiti i cardinali, promulgò una Bolla che consentiva al Papa di abdicare. Riunito il concistoro, si dimise. Decisione che Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, III, 58 – 60) stigmatizzò perché “fece per viltà il gran rifiuto”.
Il successore Bonifacio VIII (al secolo cardinale Benedetto Caetani) disponeva che venisse confinato nella rocca di Fumone, dove morì il 19 maggio 1296.
Dopo la sua morte (ucciso, secondo la voce popolare) fu iniziato il processo di beatificazione.
Le sue spoglie riposano a L’Aquila, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio.