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Covid e dintorni: puntualizzazioni statistiche opportune e necessarie

di Domenico Giglio

Superando il disgusto per le vergognose dichiarazioni di ministri e sottosegretari in merito alle chiusure sciistiche ed al coprifuoco anche per il Santo Natale, da veri “sepolcri imbiancati” quali sono, cerchiamo di diffondere alcune importanti statistiche, di cui non vi è traccia nella stampa di “regime”. Cominciamo dal dato più importante e cioè che i 1.509.875 colpiti, rappresentano poco più del 2,50% rispetto alla popolazione “ufficiale” di 60 milioni, per cui, anche ulteriori incrementi, prima della vaccinazione della popolazione ben difficilmente potranno portare il dato dei colpiti dal virus a percentuali più preoccupanti.

Il secondo dato, altrettanto importante è il numero dei decessi di 52.250 cioè il 3,46% rispetto al totale delle persone colpite, mentre imponente è il numero dei guariti di cui la maggioranza è guarita rimanendo in casa, curandosi normalmente, con sistemi che avrebbero dovuto essere maggiormente segnalati nei famosi giornali, evidenziandone le modalità ed i medicinali adeguati, alleggerendo così il carico ospedaliero, che è la maggiore preoccupazione governativa.

Tornando al numero dei decessi allo stesso è stato dato grande rilievo (un giornalista del grande Corriere lo ha definito “strage”, forse non conoscendo il significato di questo termine) per cui vediamo qual è il numero dei decessi in Italia, ante Covid: nel 2015 sono stati 653.000, poi nel 2016, furono 613.000, nel 2017 risalirono a 650.614, nel 2018 calarono lievemente a 636.000 e nel 2019 ritornarono a 647.000. Come si nota il numero è sempre intorno ai 650.000 tranne il 2016, per cui l’aumento di quest’anno rappresenta meno del 10%, rispetto al passato, dato non trascurabile, ma neanche tragico, come è invece il tono catastrofista del governo.

E di questi decessi qual è la loro composizione? Il dato disaggregato (tutti i dati citati sono ufficiali ISTAT), più recente si riferisce al 2017 e vede il 35,8% dei decessi per malattie cardiocircolatorie, l’8,20% per malattie respiratorie, ed il 27,7% per cause tumorali, in cifra 180.081, cioè più di tre volte le attuali vittime del corona virus. E’ quindi il caso di farne una tragedia, con gravissime conseguenze economiche e sociali alle quali le formule assistenziali, oltre al loro costo non indifferente, non danno che risposte temporanee ed assistere alla ulteriore diminuzione delle nascite (gravissimo problema per il nostro futuro di italiani), all’aumento degli squilibri mentali, degli atti autolesivi e suicidari dei giovani e giovanissimi, con possibili future conseguenze, alle violenze contro le donne? Tutto questo per aver seguito gli estremisti del rigore, dimenticando che sempre ed ovunque l’estremismo, anche ispirato alle migliori intenzioni, è anch’esso una malattia, il cui rimedio è nella moderazione dei toni, nell’enunciare le precauzioni da adottare ed i pochi e chiari obblighi, e farli eseguire dando il tempo ragionevole per verificarne i risultati senza il ridicolo balletto, “oggi sì, e domani chissà”.

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