sabato, Dicembre 21, 2024
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Cenone con sbirro. E rispunta il veterocomunista

di Salvatore Sfrecola

Se, come recita un detto popolare, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, neanche i piddini di origine comunista perdono il vizio della pregiudiziale ostilità al privato e della mentalità che aveva consigliato al duo Lenin – Stalin di inventare il Commissario del popolo e le varie polizie segrete che hanno suggerito tante trame di libri e di film. Leggo, infatti, in un bell’articolo del Prof. Marco Gervasoni per Il Giornale (“La polizia a casa, ricordo da Soviet”), un episodio che mi era sfuggito, un emendamento con il quale si prevedeva che, in regime di “blocco”, non voglio usare parole inglesi che vanno di moda e fanno tanto fino in bocca i nostri politici, la polizia sarebbe potuta entrare nelle case private per controllare se i commensali, a Natale od a Capodanno, fossero effettivamente conviventi e non amici o conoscenti.

È grave “assai grave, scrive Gervasoni, ché attiene alla cultura dei partiti dei ministri proponenti PD e Leu. Non si tratta di organizzazioni estremiste, ma di formazioni politiche appartenenti al Partito Socialista Europeo e che si beano ogni santo giorno delle parole di “libertà”, soprattutto quando bisogna polemizzare contro i cosiddetti “illiberali”, Ungheria e Polonia, contro Trump e i sovranisti. Peccato che in quei Paesi la polizia non venga fatta entrare in casa della brava gente: questo, a Budapest e a Varsavia, accadeva nei regimi precedenti fino al 1989, che gli esponenti oggi più attempati del Pd allora sostenevano”.

È assai grave che persone le quali, dal punto di vista generazionale, sono cresciute in uno stato sicuramente democratico propongano limitazioni delle libertà individuali e dei diritti che costituiscono un patrimonio fondamentale dei regimi liberali, consegnati, in Italia, fin dal 1848, nello Statuto Albertino, la costituzione della Monarchia rappresentativa parlamentare.

È assai grave, anzi gravissimo che a qualcuno che fa politica nell’area di governo vengano in mente siffatte lesioni della libertà dei cittadini e pensi di risolvere i problemi posti dalla diffusione di un virus attraverso l’accesso nel privato, nelle case delle persone, con una mentalità poliziesca che si ritrova soltanto nei regimi comunisti, nazisti e fascisti.

Non che non se ne abbiano avute avvisaglie in alcune delle decisioni dell’Esecutivo, spesso palesemente contraddittorie e illogiche, ispirate, sembra, ad un intento punitivo delle iniziative imprenditoriali private così danneggiando in modo gravissimo l’economia del Paese impoverendolo secondo una costante dei regimi comunisti, dove una piccola aliquota di fedelissimi del partito – guida ha tutto e il resto della popolazione è mortificato in un appiattimento assolutamente al limite della sopravvivenza.

Ed è assai grave che proposte come quella di consentire l’accesso nelle abitazioni private alla polizia non abbia destato una generale ribellione, non abbia indignato che pochi perché la libertà è un bene supremo che noi dobbiamo difendere con ogni mezzo e in ogni circostanza presidiando la legislazione e le norme contenute nei famosi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, i dPCM del quali si riempie la bocca l’Avv. Giuseppe Conte, tronfio nelle sue chilometriche conferenze stampa (in tutti i regimi illiberali i capi parlano sempre troppo, gli Stalin, i Castro, gli Hitler), decreti che giuristi di tutte le tendenze hanno ritenuto da tempo gravemente lesivi dei diritti delle persone.

Nessuno nega Il pericolo della pandemia incombente, ma non è dubbio, ed ogni giorno ne abbiamo conferma, che la diffusione del virus sia stata affrontata in ritardo e con strumenti spesso inadeguati. Perché evidentemente non esiste o non è stato adeguatamente predisposto un presidio delle epidemie che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non poteva non aver accertato per tempo informandone gli stati e che molte delle misure adottate sono state parziali o intempestive. Con l’effetto che il cittadino che riceve delle indicazioni che non comprende è portato a sottovalutare il pericolo.

Una classe politica modesta ha partorito un governo modesto che non fa onore alla storia e alla tradizione della cultura politica italiana che, pur con tutti le limitazioni dei partiti che hanno governato nel dopoguerra, non era mai arrivata a un livello così basso, una classe politica che si tiene solamente in vista dell’impiego delle rilevanti somme che ci vengono promesse dall’Unione Europea, preoccupata soprattutto di come spenderle e di chi dovrà decidere, tanto da partorire, di tanto in tanto idee balsane come i ripetuti Comitati, Gruppi di lavoro, Nuclei e Cabine di regia che dimostrano diffidenza nei confronti della Pubblica Amministrazione e, da ultimo del Comitato Interministeriale per la Programmazione economica (CIPE), Presieduto dal Presidente del Consiglio e formato da ministri, e pertanto definito anche “Gabinetto economico”, come ha ricordato di recente su Il Sole-24 Ore il 5 dicembre il Prof. Mario Baldassarri, già Viceministro dell’economia, di fronte alla proposta di istituire una “Cabina di regia” per gestire le risorse dell’UE, così dando dimostrazione che nei dintorni di Palazzo Chigi non si conoscono le leggi vigenti in materia di spesa pubblica. “Proporre per tweet o conferenza stampa di bypassare il Cipe con una diversa cabina di regia – ha scritto Baldassarri – con 300 esperti ora ridotti a 90 (definiti tali da chi? Pagati da chi?) e magari 10 saggi da far nominare dal Presidente della Repubblica significa non conoscere l’abc degli assetti costituzionali e delle procedure formali e sostanziali della Repubblica italiana. Si può anche cercare di accentrare il potere e di contornarsi di esperti di fiducia, ma questo non può essere fatto senza alcun rispetto delle procedure e soprattutto delle leggi vigenti nella Repubblica italiana”.

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