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Frammenti di riflessioni

del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci

I termini di appello nel rito elettorale

Anche nel rito elettorale il termine lungo di impugnazione è un termine stabilito dalla legge con carattere tombale e insuperabile, e in nessun caso può essere superato in virtù di un comportamento di parte, quale il ritardare un adempimento a cui è ancorato il decorso di un termine di impugnazione (nella specie art.131, comma 1, c.p.a.), sicché ogni termine breve di impugnazione, anche se ancorato, come nella specie, ad adempimenti di parte, quale la pubblicazione sull’albo pretorio o la notificazione della sentenza o di un’altra impugnazione, incontra sempre il limite invalicabile del “termine lungo” decorrente dalla pubblicazione della sentenza (Cons. giust. Regione Siciliana, Sez. giurisd., sentenza 25 gennaio 2021, n. 60).

Considerazioni di Marco Damilano sulla crisi politica

L’arrivo di Draghi è avvenuto “per l’implosione della maggioranza innescata dal partito di Matteo Renzi, certo. Ma soprattutto per l’incapacità di tutti gli altri attori politici di uscire dalla trappola in cui si erano cacciati. Il Pd condannato a ripetere che non c’è alternativa a Conte, l’unico punto di equilibrio, dopo essere stato definito punto di riferimento del progressismo italiano e europeo, nientemeno. Il Movimento 5 Stelle, balcanizzato e senza guida politica, incollato soltanto dalla permanenza al potere dei suoi notabilini, i Di Maio e i Bonafede. Ancora pochi minuti prima che Mattarella fischiasse la fine della ricreazione dai due partiti arrivava la pressione per un nuovo incarico a Conte. La crisi politica si era trasformata in crisi di sistema e stava per intaccare il funzionamento delle istituzioni, dopo un anno di paralisi parlamentare e settimane di inutile caccia a costruttori, ricostruttori, responsabili e irresponsabili” (“Laboratorio Draghi”, L’Espresso, n. 7/2021, 10 ss.).

* * *

“L’infuriare del virus è stato il colpo finale su questa classe politica. In un primo tempo il sistema ha reagito con uno scatto di orgoglio, ma quando la gestione dell’emergenza è sembrata trasformarsi nell’unica ragione sociale della maggioranza sono venuti alla luce tutti i limiti del sistema. Un Parlamento balcanizzato, con partiti interscambiabili. Il Movimento 5 Stelle fuori controllo. Un esecutivo tenuto in piedi dalla vis comunicatoria del suo premier. Il rapporto tra lo Stato centrale e le regioni che si percepiscono come stati autonomi. La magistratura al punto più basso della sua autorevolezza, lacerata dallo scandalo sollevato dall’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. E la necessità di utilizzare i fondi di Next Generation Eu senza perdere altro tempo.

Per Draghi è un’opportunità, ma anche un rischio. Il rischio di ricevere dai partiti un consenso biforcuto, ambiguo. Per i partiti è l’ultima occasione per non dichiarare fallimento, per non sciogliersi, per non morire. Per ritrovare una presenza nella società che è la vera condizione di riuscita del Laboratorio Draghi” (“L’opportunità e il rischio”, ivi, n.8/2021, 10 ss.). 

 Ancora le mascherine

Destano fondati sospetti “le società nate all’improvviso con la pandemia, e specializzatesi nella fornitura di mascherine. Un’ attività non certo gratuita né dettata dall’intenzione di rendere un servizio di pubblica utilità in un  momento di massima urgenza, ma piuttosto al puro scopo di arricchirsi sulla pelle degli italiani. Mentre decine di migliaia di persone morivano nelle corsie degli ospedali, mentre l’intero Paese era rinchiuso per evitare il diffondersi del contagio, c’era chi puntava a speculare sulla sofferenza e la paura, proponendosi come intermediario in cambio di laute percentuali” (Maurizio Belpietro, “Il grande affare delle mascherine”, La Verità, 19 febbraio 2021).

La nuova mappa del potere

Quella, in vigore con Draghi, è tutt’altro che nuova. “E’ soltanto un po’ sgualcita e impolverata. Conviene impararla in questi mesi di rodaggio: ci sono gli oltre 200 miliardi di euro di risorse europee da spendere e circa cinquecento poltrone di aziende statali ben assortite da distribuire, come il servizio pubblico Rai, la capogruppo Ferrovie, la sua controllata Anas e soprattutto Cassa depositi e prestiti, l’agognata Cdp”.

E’ quanto scrive Carlo Tecce (“A volte ritornano”, L’Espresso, n.9/2021,28 ss.), ricordando nomi e tendenze  di numerosi personaggi, quali “superburocrati, grand commis, manager di Stato, epurati da Renzi e poi dai grillini, ora di nuovo nelle stanze che contano e preparano le prossime nomine”.

Confidiamo fortemente che la personalità e l’esperienza di Draghi possano indirizzare al meglio l’attività della intera compagine governativa.

Buone nuove

Si assottiglia la legione dei 5 Stelle.

È un segnale positivo per un ritorno alla normalità.

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