di Salvatore Sfrecola
Di lato o indietro, un passo Claudio Durigon, Sottosegretario leghista all’economia, lo deve certamente fare. È incompatibile, non tanto perché lo dicono Letta, Di Maio e Patuanelli, ma perché è obiettivamente imbarazzante tenere al Governo un parlamentare che propone di intitolare ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce del Fascismo, un parco pubblico oggi dedicato al ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, certamente eroi del nostro tempo.
La giustificazione, il richiamo “alla storia e alle radici della città”, dice che il “pezzo grosso” della Lega pontina non ha senso politico. A meno che non sia stato mandato allo sbaraglio per provocare disagio al governo ed alla maggioranza. Cosa non immaginabile, perché su tutto Matteo Salvini può avere interesse a provocare una crisi tranne che sulla dedica di un parco cittadino. Considerato che già tiene alta la tensione sulla proposta piddina dello ius soli, tema sul quale il Centrodestra si ricompatta per respingere l’ipotesi di allargare le maglie della legge sulla cittadinanza che già la consente ogni anno a molte centinaia di migliaia di persone.
Durigon, sindacalista UGL, già Sottosegretario al lavoro nel Governo Conte 1, non è nuovo ad iniziative, diciamo, quanto meno azzardate. Anche perché la rilevanza attribuita al personaggio sottolinea i limiti della presenza della Lega nel tessuto culturale e professionale della Capitale e del Lazio. Carenza gravissima, più volte da me sottolineata, per un partito che ha l’ambizione di aumentare la sua presenza al Sud, finora limitata dal ricordo vivo del pregresso spirito antimeridionale del Carroccio targato Bossi, che Salvini non ha saputo superare.
E se anche il forzista Vito si dice pronto a votare la mozione di sfiducia individuale che il Movimento 5 Stelle avrebbe in animo di presentare alla Camera vuol dire che l’iniziativa del parlamentare pontino è stata veramente improvvida. Il “Generale Agosto” farà probabilmente slittare il confronto, che certamente Draghi non ha gradito, all’interno della maggioranza. Anche se, come sappiamo, il 15 non è stato sempre un giorno di ferie per la politica.