di Salvatore Sfrecola
Il 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto, la flotta turca venne annientata dall’armata navale cristiana. Fu la risposta all’eccidio di Famagosta dove la guarnigione era stata massacrata e con essa l’eroico comandante Marcantonio Bragadin, ferocemente torturato per non aver voluto convertirsi all’Islam.
“La tragica morte del patrizio veneziano – ricorda il Prof. Roberto de Mattei su Corrispondenza romana – è stata tramandata alla storia da un testimone oculare, Nestore Martinengo (1547- 1598), che nel 1572 presentò al governo della Repubblica di Venezia una celebre relazione su L’assedio et la presa di Famagosta”, che richiama anche il libro dello stesso de Mattei Pio V. Storia di un Papa santo,pubblicato quest’anno dall’editore Lindau, che inquadra l’evento nel suo contesto religioso e politico.
Era il 1540 quando Selim II (1524-1574), succeduto al padre Solimano il Magnifico a capo dell’Impero Ottomano, decise di rivendicare nei confronti di Venezia presunti diritti sull’isola di Cipro, di importanza strategica per la Serenissima Repubblica, enclave cristiana, insieme a Malta, in un mare dominato dai Turchi.
Non era possibile trattare con il nemico secolare della fede cattolica. Né era in gioco solo l’interesse di Venezia. Il 3 luglio 1570 le truppe di Lala Mustafà Pascià, inviato da Selim II, sbarcate a Cipro posero l’assedio a Nicosia: 6000 armati veneziani contro oltre 100.000 ottomani, con 1.500 cannoni e circa 150 navi, per assediare l’isola e impedire l’afflusso di rifornimenti e rinforzi. Nicosia cadde dopo un assedio di due mesi, la guarnigione fu massacrata, gli abitanti venduti come schiavi.
Famagosta, la principale piazzaforte dell’isola, guidata dal governatore civile Marcantonio Bragadin e dal comandante militare Astorre Baglioni, nonostante l’invito pressante alla resa che i turchi ritenevano convincente per aver inviato agli assediati la testa mozzata del governatore di Nicosia, Niccolò Dandolo, resistette ad oltranza. In 2000 contro 250.000 turchi per undici mesi sotto continui bombardamenti fin quando esaurirono le scorte di viveri e di munizioni. Il 1° agosto 1571 la guarnigione si arrese fidando nella parola di Lalà Mustafà che aveva promesso di consentire ai superstiti di lasciare l’isola.
Non mantenne la parola. Il 2 agosto Astorre Baglioni e gli altri rappresentanti della delegazione veneziana vennero decapitati, mentre Bragadin fu atrocemente torturato per giorni sopportando il martirio con eroico coraggio. Il 17 agosto 1571 fu squartato, e la sua pelle impagliata fu portata per le vie di Famagosta, e poi ad Istanbul come trofeo.
Ma a Lepanto ebbero il sopravvento le armi cristiane e i cannoni della flotta ebbero la meglio sui turchi, l’archibugeria arrestò l’impeto dei nemici aprendo all’arrembaggio delle fanterie. Una vittoria dal grande impatto emotivo, tanto che ancora oggi la richiamiamo a monito di quanti attentano alla nostra identità culturale e religiosa.