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La democrazia parlamentare e l’abuso del voto di fiducia

di Dora Liguori

Il Senato ha approvato, nell’ambito del D.L. 36/2022 (col sistema della fiducia) l’ennesimo emendamento che, come da me già preannunciato il venerdì 17, giugno (giorno altamente fortunato), va a stravolgere, senza nessun corrispettivo favorevole, la vita di tanti professori di Accademie e Conservatori di musica, i quali, probabilmente, dal prossimo anno non potranno più ottenere un trasferimento di sede.

Come sopra detto, il Governo, per ottenere ciò che voleva, ha ancora una volta utilizzato il sistema del voto di fiducia che in sintesi significa: o voti il mio maxi emendamento, nel quale io Governo metto, senza sentire alcuno, tutto quello che mi piace oppure, se mi voti contro, cade la legislatura e cari deputati e senatori ve ne andate tutti a casa.

E, come ovvio, nessuno sceglie questa strada… molto preferibile lasciare che trionfi la “democrazia”!

 questo punto qualcuno potrebbe obiettare: visto che i parlamentari non contano nulla, che ce ne facciamo del Parlamento?

Quasi niente, ma a qualcuno serve per dire che in Italia, il ciel non voglia, non vige di certo la dittatura… ci mancherebbe! Nulla importa se poi nei fatti siamo divenuti un Paese soltanto “truccato” da democrazia.

Da” Il Giornale” di sabato 25 Giugno 2022

I relatori a Casellati: tutelare il Parlamento

“Illustre Presidente, la Conversione del decreto PNRR2 ha reso macroscopicamente evidenti i problemi antichi concernenti la salvaguardia del ruolo del Parlamento”

Questo è l’incipit di una lettera indirizzata al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Ill testo che riguarda uno “scivolamento di fatto del nostro bicameralismo paritario” è sottoscritto dai relatori del Pnrr2. La Casellati ha deciso d’inoltrare la missiva al presidente del Consiglio Mario Draghi:

“Ritengo opportuno sottoporle copia della lettera che mi è stata inviata dai presidenti dei gruppi parlamentari di maggioranza”, ha premesso il presidente del Senato al premier.

Commento di Dora Liguori

Riporto con estremo piacere quanto pubblicato dal Giornale ed altri quotidiani sulla protesta inoltrata alla Casellati dai relatori e presidenti dei gruppi di maggioranza. L’iniziativa dei parlamentari rafforza quanto ebbi ad esprimere, con estrema amarezza (due giorni or sono) sia sul giornale che sul sito dell’UNAMS, in occasione del Pnrr2, circa la fine della democrazia in Italia. (Nel contesto del PNRR2 è stato votato anche il blocco della mobilità per Accademie e Conservatori di musica)

Sono convinta che quando, con estremo coraggio e se consentite anche con una certa lucidità politica, mi sono espressa sulla deriva democratica intrapresa dal Governo del nostro Paese, molti avranno accompagnato le mie parole con i soliti sorrisetti di sufficienza, senza che ad alcuno venisse magari lontanamente il dubbio che potessi avere persino ragione.

Infatti, un Governo che si definisce democratico non può in continuazione, dopo che i parlamentari, doverosamente, hanno, per lunghi giorni, anche con durezza discusso e mediato un provvedimento, imporre, come diceva Cicerone, ex abrupto un testo nuovo, accompagnato dal solito “ricatto”: o voti sia pure turandoti il naso, oppure, votando contro fai finire la legislatura e te ne vai a casa.

Ebbene, un Governo che sostituisce al giusto potere che gli compete un antidemocratico strapotere che non gli compete affatto meriterebbe che le forze parlamentari, se intendano ancora esistere, gli votassero contro. Quando cade un Governo del genere ad avvantaggiarsi è soltanto il popolo!

P. S. Anni fa, facendo parte di un importante Consiglio di Amministrazione fui posta innanzi ad un medesimo ricatto: o voti a favore delle nostre delibere o te ne vai a casa. La mia risposta fu pronta: voto contro e vado con piacere a casa poiché un siffatto consiglio di amministrazione non ha motivo di perdurare.

Infatti non perdurò! Dopo pochi giorni, a casa ci andarono tutti gli altri consiglieri, con seguito, però, per loro, di una forte condanna pecuniaria che ebbe a sancire, dopo un paio di anni, la Corte dei Conti. L’unica che si salvò dall’esborso, avendo, per l’appunto, votato contro, fu, come ovvio, la sottoscritta.

A mantenere la schiena dritta non si sbaglia mai!

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