di Salvatore Sfrecola
Ricordo quel che mi disse qualche tempo fa un mio amico, persona colta, che ha molto viaggiato in Italia e nel mondo: nel nostro Paese abbiamo meravigliose città, Venezia, Firenze, Napoli, ognuna delle quali è un gioiello d’arte e di storia. Poi concluse Roma “è unica”. Immaginate l’orgoglio del romano innamorato della Città che è stata anche la culla della civiltà europea, capace di incamerare il pensiero greco e di rigeneralo alla luce del diritto, un unicum, tanto è vero che, in ogni parte del mondo, il diritto si ispira all’insegnamento romano. Anche in Cina che pure è lontana ed ha una storia millenaria di raffinata civiltà. Ma il diritto lo sta maturando sulla base del Digesto di Giustiniano, il Codice della saggezza dei legislatori e dei giureconsulti romani.
Questa Città unica, dalle Chiese e dai monumenti che lungo tremila anni l’hanno arricchita, che fa commuovere le persone colte che ammirandone il panorama si immedesimano nella sua storia. Goethe che piangeva guardando la Città Eterna.
Eppure noi romani non riusciamo ad avere la nostra Città come vorremmo. E così, ogni volta che torno dall’estero mi sento mortificato e indignato. Sporca, con un inadeguato trasporto pubblico, con i parchi meravigliosi abbandonati, con strade e marciapiedi che sono una trappola per le auto e per le persone.
Questi sentimenti ho ritrovato in una lettera pubblicata oggi dal Corriere della Sera nella quale una garbata Signora, Paola Maria Zerman, reduce da un soggiorno londinese, mette a confronto impietosamente, com’è giusto, la Capitale del Regno Unito con la Capitale della Repubblica italiana. Per carità, non è questione di Monarchia o di Repubblica perché a governare le città non sono Re o Presidenti ma Sindaci, persone che volontariamente hanno scelto di guidare l’amministrazione della loro città, dove sono nati o dove vivono. E a loro noi cittadini dobbiamo chiedere conto delle cose che non vanno, magari cercando di imitare quel che fanno altrove. Si ha l’impressione che questi sindaci non vivano nella città che amministrano, che non percorrano in auto le strade piene di buche che fanno sobbalzare sul sedile con effetti deleteri per la zona lombare o non percorrono i marciapiedi irti di ostacoli, anche occulti. Ricordo una brutta caduta in viale delle Milizie per aver messo il piede in una buca ricoperta di foglie e quindi invisibile. Mai che vadano a Parigi o a Madrid a vedere come funziona la raccolta dei rifiuti, la gestione del servizio di trasporto, o la cura dei parchi. O a Londra.
Ed a proposito della capitale britannica ecco la lettera della Signora Zerman che ci ha fornito lo spunto per queste riflessioni:
“Gentilissimo Dottor Conti (è il curatore delle lettere al Corriere romano, n.d.A.), a volte viaggiare consente di rivedere con occhi diversi la propria realtà. Questo ultimo we sono stata a Londra a trovare una nipote. Non ci andavo da diversi anni, e sono rimasta davvero impressionata dal senso di civiltà che promana. Strade pulite e senza buche, poco traffico, limitato ai numerosissimi bus e taxi che chiami con un semplice cenno del dito, macchine private praticamente inesistenti. E soprattutto questi parchi, tenuti a meraviglia, dove il verde e i fiori sono curati con meticolosità nonostante la vastità e l’ampiezza. Dove cittadini e turisti si ricreano e godono dell’aria pulita e del verde. Tutto appare scorrevole perché si nota che è pensato per rendere la vita più semplice ai cittadini. Tutto il contrario di Roma, dove arrivare in un posto, prima di tutto al lavoro, comporta il superamento quotidiano di innumerevoli ostacoli. Per non parlare del rumore, della trascuratezza, dei rifiuti, del caos incontrollato. Mi domando. in vista dei grandi appuntamenti, primo tra tutti il giubileo, questa meravigliosa città sarà in grado di darsi un’organizzazione degna di una capitale?”
Mi sia consentita una postilla. La città, bella e preziosa, è trascurata non solamente dalla civica amministrazione. Anche i romani ce la mettono tutta. Un giorno, dinanzi alla Chiesa Nuova in Corso Vittorio Emanuele II ho visto una persona (stavo per scrivere un signore ma evidentemente non merita il titolo, neppure con la “s” minuscola) uscire da un portone con un sacchetto dei rifiuti e gettarlo accanto ad un monumento che non ricordo a chi dedicato. Sono rimasto esterrefatto, bloccato tanto da non sollecitare la persona dal riprenderlo, come altre volte ho fatto. Ad esempio con qualcuno di quei maleducati che uscendo dal tabaccaio, aprono la scatola delle sigarette e gettano per terra l’involucro di carta. Troppo sporca la città per essere solamente responsabilità dell’AMA che comunque ce la mette tutta. Ad esempio con i nuovi cassonetti privi di pedale, con una maniglia a 1,50 per cui una persona di bassa statura o anziana non riesce a sollevare il coperchio che per consentire l’apertura esige si porti quasi a due metri. Per cui la gente lascia i sacchetti accanto al cassonetto aggiungendo questi rifiuti a quelli che alcuni mettono fuori frugando nel cassonetto per recuperare qualcosa.
Naturalmente mancano i controlli o comunque sono inadeguati. Se le sanzioni fossero esemplari e l’opinione pubblica fosse informata che vengono applicate forse qualcuno potrebbe riflettere.
Infine una personale, e finale, considerazione. Roma è una città nella quale vivono e lavorano persone provenienti da ogni regione d’Italia. Forse questi non si sentono legati alla Città al punto di contribuire ad assicurarne il decoro.
Grazie, comunque alla Signora Zerman per lo spunto ed al Corriere per la sensibilità che dimostra per i problemi della Città.