di Salvatore Sfrecola
Ampio e documentatissimo servizio del Corriere della Sera, nella cronaca di Roma, sul degrado delle sponde del Tevere divenute una discarica di ogni tipo di rifiuti, dai motorini alle biciclette, ai pneumatici, solo per riprendere le indicazioni contenute nel titolo dell’inchiesta. Che spiega che tra ponte Matteotti e ponte Nenni, poche centinaia di metri, sono stati raccolti dai volontari di Mare Vivo ben 12 quintali di rifiuti.
Non è una denuncia che riguarda un fatto di questi giorni, ovviamente e che interessa solamente le sponde del Tevere. Anche lungo molte strade consolari, appena fuori della cinta urbana, i “cittadini” dell’Urbe lasciano di tutto, frigoriferi, lavatrici, televisori, lavandini e water e tante altre cose.
Una riflessione si impone. Premesso che siamo di fronte ad una completa assenza di senso civico di chi deposita questi materiali, va anche detto che, ovviamente, nessuno controlla. Una quantità di materiali come quella documentata nelle fotografie del Corriere non può essersi formata nel giro di poche ore. Si tratta di autentiche discariche che si sono formate nel tempo sotto gli occhi dell’Autorità capitolina rimasta assolutamente inerte. È mai possibile, infatti, che nessun agente della Polizia Locale abbia notato come quei luoghi vengono occupati da ingenti quantità di rifiuti? Che nessun responsabile dei reparti territoriali abbia preso l’iniziativa di effettuare controlli in aree a rischio o già note? È la dimostrazione di una gravissima trascuratezza rispetto ad un elementare dovere di controllo del territorio di competenza, di una mancanza di iniziativa, di inadempimenti gravi che costituiscono un “costo” per l’Amministrazione e per l’AMA, l’azienda dei rifiuti che dovrà provvedere a raccogliere i materiali per portarli alla discarica. È un costo anche per la comunità cittadina che probabilmente avrà qualche servizio in meno perché una parte, anche piccola, delle risorse di bilancio è stata destinata a raccogliere rifiuti che non dovevano stare sulle sponde del Tevere.
Pensate che il Sindaco Gualtieri abbia richiamato all’ordine chi di dovere? Non se ne ha notizia.
È questione della quale avrebbe potuto interessarsi la Procura Regionale della Corte dei conti per chiedere i danni a quanti con “colpa grave”, consistente nell’evidente mancato adempimento di obblighi di vigilanza, hanno provocato una spesa non prevista e non necessaria. “Avrebbe potuto”, ho scritto perché l’art. 21 del decreto-legge n. 76 del 2020 ha di fatto bloccato l’applicazione della normativa sul risarcimento dei danni provocati da un pubblico dipendente che abbia omesso, come in questo caso, un adempimento del suo ufficio. Una norma del Governo Conte, prorogata dal Governo Draghi e, proprio l’altro ieri, dal Governo Meloni. Che fore, anche per questo esempio, potrebbe avere un opportuno ripensamento.