sabato, Novembre 23, 2024
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A Messa, cristiani fedeli, ma un po’ cafoni

di Salvatore Sfrecola

Fa caldo, moto caldo. Forse percepito più di quanto indichi il termometro, un po’ a causa dell’umidità un po’ perché, in particolare a Roma, ci eravamo abituati ad una temperatura gradevole, tra una pioggia e l’altra in questa stagione che tutti dicono anomala, causata dal cambiamento climatico. Che è naturale evoluzione del tempo nel corso dei secoli. Anche in passato ha fatto molto caldo, come testimonia la Bibbia.

Fa caldo e calde sono la maggior parte delle chiese, escluse alcune di quelle monumentali, come San Pietro, fresca d’estate e tiepida d’inverno. Fa caldo e, naturalmente, non c’è aria condizionata. D’inverno c’è spesso il riscaldamento. D’estate, forse fidando nella riduzione dei fedeli a causa delle festività nessun Parroco o Rettore ha pensato di prevedere aria condizionata. Qualcuno apre i finestroni in alto o qualche porta laterale, o colloca qua e là nella navata alcuni ventilatori. C’è a chi danno fastidio e allora si vedono le persone armeggiare per diminuire i giri della ventola o per regolare la direzione del flusso.

Insomma, d’estate, in particolare in città, la permanenza in chiesa attesta di sincera fedeltà all’impegno liturgico tra sventolio di ventagli per le signore e di qualche giornale o foglio ripiegato per creare spessore, per i signori, soprattutto durante l’omelia che inevitabilmente è percepita più lunga del solito.

L’abbigliamento è leggero, come si conviene per difendersi dal caldo. E qui noto da sempre con crescente fastidio, come avviene quando, invecchiando, si è meno tolleranti, come alcuni uomini si presentino con calzoncini corti che, a mio giudizio, non sono confacenti al luogo sacro. E mi sono sempre chiesto se questi “distinti” signori che magari nella vita professionale rivestono ruoli significativi negli uffici pubblici e privati si presenterebbero con i pantaloncini corti, come fanno in chiesa, in un ristorante alla moda o a casa del direttore generale che li invitasse a cena. Certamente no. Perché, dunque, nella Casa del Signore queste persone si permettono quella licenza? 

La fede certamente non è apparenza, come ha insegnato Gesù in tante occasioni rilevando la prevalenza della dimostrazione della fede. È vero anche che l’abito non fa il monaco. Tuttavia, sono convinto che in chiesa va mantenuto un decoro che attesti il rispetto per il luogo. Mi sentirei a disagio in calzoncini corti perfino in un museo, luogo sacro alla cultura.

So già, perché mi è accaduto di manifestare ad altri queste mie considerazioni e sono stato criticato che lo sarò ancora. Che vuoi, ognuno si veste come vuole. E, poi, fa caldo! Mi sentirò dire. Ed io considererò ugualmente un po’ cafoni quelli che si presentano a Casa del Signore in abbigliamento non consono al luogo sacro.

Voglio comunque dire la mia. Per questo ho fondato questo giornale, o blog come alcuni lo definiscono, per dire quello che penso. In piena libertà. Anche quando qualcuno non è d’accordo o non gradisce. Come quando dico la mia a proposito delle vicende della politica.

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