Un confronto non privo di interesse quello sulle Riforme costituzionali avvenuto nei giorni scorsi, per iniziativa dell’Associazione degli ex parlamentari, a Montecitorio.
I presidenti emeriti della Corte costituzionale, Cheli e Mirabelli, gli ex Presidenti delle Assemblee legislative Bertinotti, Casini, e Scognamiglio hanno bocciato il disegno di legge di riforma costituzionale del governo.
Solo Fini si è riservato il compito non facile di difendere una proposta di riforma malamente costruita politicamente, culturalmente e tecnicamente.
Bisogna chiarire se ci troviamo difronte una riforma o al superamento della Costituzione del 1948.
Per me ci troviamo difronte un progetto di una nuova Costituzione.
Non più una Repubblica parlamentare ma un premierato forte senza il bilanciamento di un Parlamento, reso afono in questi anni e che la proposta della maggioranza del governo liquida definitivamente.
Le prerogative del Presidente della repubblica sono pesantemente ridimensionate.
Non la democrazia come disegnata nella Costituzione ma un altra “cosa” dove si spiana la strada per l’uomo forte che il costituente aveva sapientemente evitato.
Non entro nel fuorviante dibattito tecnico giuridico perché la questione vera sono le garanzie democratiche che vengano spazzate via.
Il primato della politica è travolto dalla composizione degli interessi forti che non rispondono a nessuno.
Dopo tanti anni di sospensione della democrazia lo sbocco è il tentativo di abbattere i principi su cui dal dopoguerra in poi si è costruita la nostra Repubblica. È un disegno eversivo di una maggioranza di governo che è minoranza nel Paese.
Stonano le acquiescenze disinvolte dei soliti innamorati del potere che hanno accantonato onore e dignità.
Sono molti e questi aspirano ancora a essere classe dirigente.
Come si può avere fiducia se tanti che hanno avuto responsabilità fanno sfoggio di cinismo?
Ex democristiani che cercano di ingraziarsi la Meloni per pura sete di potere.
Si può discutere su tutto ma mai transigere sui principi.
Molti in base a quei valori hanno preso i consensi e ora tradiscono tante storie umane. Non vi si trova difronte una riforma ma a una svolta radicale e, quindi, l’art.138 della Costituzione non è lo strumento idoneo perché previsto solo per modifiche e non per lo “stravolgimento” della Costituzione.
Sarebbe il compito di una Assemblea Costituente.
L’autonomia differenziata, poi, è la “perla” in cui un antico progetto scissionistico prende corpo.
Ma come si dice non tutti i mali vengono per nuocere.
Può darsi che difronte il pericolo dell’estinzione della democrazia nasca una reazione: un blocco per la libertà e i diritti.
Ripulire il Paese di tanti orpelli e obbrobri, come le Autorità indipendenti dalle leggi e dai controlli, per restituire la sovranità al popolo.
Una boccata di aria, un vento che rimuova i troppi maleodoranti miasmi di tutti questi anni.