di Salvatore Sfrecola
“In tempi lontanissimi,
avvolti dal mistero,
le cui vicende sfumano
fra la leggenda e il vero,
quando non esistevano
ancor carta ed inchiostro
(cose che tanto abbondano,
invece, al tempo nostro),
assenti gli storiografi,
assentigli scrittori,
nacque nel Lazio un’umile
borgata di pastori,
così modesta e povera
che un solco ebbe per cuna.
Ma in grembo la portarono
la Gloria e la Fortuna:
con l’armi e con lo spirito,
da quel solco fecondo
discese irresistibile
a conquistare il mondo.
In quel remoto secolo,
quando quel borgo sorse,
non ne parlò la cronaca,
nessuno se ne accorse;
ma quando l’ineffabile
poema della gloria
confuse le sue pagine
con quelle della storia,
si ricercò l’origine
della città stupenda,
i vati la cantarono
e nacque la leggenda.
Roma – secondo le antiche carte,
che narran pure come e perché, –
venne fondata, grazie al dio Marte,
nel 753
(avanti Cristi, naturalmente):
data che tutti sappiamo a mente”.
Sono i primi diversi della celeberrima “Dopo che ha Romolo Roma fondata” (Mursia, Milano, 1988, pp. 350, L. 25.000), ovvero Storia romana in versi di Alberto Cavaliere, dalla “stupefacente capacità di versificare”, come scrive Giorgio Calcagno nella Presentazione. Sorridendo, ma sempre con millimetrica precisione storiografica quanto ad eventi e date, Cavaliere ci immerge nella storia “della città stupenda”, non solamente per l’arte, per i monumenti, le colonne che ornavano teatri e terme, le statue dedicate alle divinità del Pantheon ed ai grandi pensatori e condottieri, gli affreschi delle case patrizie.
Roma è anche e soprattutto la Città che dalle rive del Tevere “discese irresistibile/ a conquistare il mondo”, non solamente con la forza militare ma con le sue istituzioni politiche, l’organizzazione dello Stato, e il diritto, espressione della civiltà nelle relazioni tra le persone, “ne cives ad arma ruant”. Una profezia scritta delineata dal Fato, perché, come dice Anchise ad Enea (Eneide libro VI) “ma voi, romani miei, reggete mondo/ con l’imperio e con l’armi, e l’arti vostre/ sien l’esser giusti in pace, inviti in guerra;/ Perdonare a’ soggetti, accòr gli umili,/ Debellare i superbi“. Giustizia e pace. Ed è così che oggi possiamo dire che alle radici dell’Occidente sta la civiltà greco romana. Una realtà della quale dovremmo prima di tutti essere orgogliosi custodi come italiani e romani.
Siamo in tanti a sentire questi sentimenti, ma non possiamo trascurare che nel giorno del suo compleanno (il 2777°), Roma non si presenta come desidereremmo, tanto che, come ho scritto più volte, non posso fare a meno di constatare un degrado sconosciuto alle capitali estere. Roma, certamente unica al mondo, che conserva esempi di altissima civiltà urbanistica in un contesto nel quale, in tempi lontanissimi, le espressioni massime della convivenza venivano soddisfatte dagli acquedotti, dalla molteplicità dei percorsi stradali cittadini e di collegamento con altre aree d’Italia, per esigenze dei commerci e della mobilità delle persone, oggi soffre di una condizione difficile nella viabilità urbana, nella pulizia delle strade, delle piazze e dei marciapiedi, nell’arredo urbano alterato da orrendi cartelloni pubblicitari, nella tutela del verde, che pure la caratterizza per abbondanza e varietà tra le capitali d’Europa.
Questa condizione che potremmo definire ordinaria, si aggrava neli periodi che richiedono interventi per eventi straordinari, come il Giubileo nel 2025, in vista del quale si stanno attuando importanti interventi in particolare sulla viabilità. I disagi per i cittadini per i cantieri sono stati messi in conto da tutti ma si rileva più di qualche difetto di organizzazione se alcuni cantieri appaiono da tempo abbandonati, come ponte Mazzini oggetto di un intervento che comporta la chiusura di metà della carreggiata da mesi. E chi attraversa il Tevere su quel ponte ha l’impressione di un cantiere abbandonato.
Ciò che dimostra scarsa capacità progettuale nell’amministrazione e l’affidamento dei lavori ad imprese spesso con inadeguata capacità tecnica, scarsa disponibilità di mezzi meccanici e di maestranze professionalmente all’altezza dell’impegno che è quello di realizzare le opere presto e bene.