di Salvatore Sfrecola
Fin da quando si è insediato nel palazzone umbertino di viale Trastevere, Giuseppe Valditara, Ministro dell’istruzione “e del merito”, come ha voluto Giorgia Meloni nel delineare una politica della scuola all’atto dell’insediamento del Governo, si è distinto per un impegno costante di riforma degli studi, per restituire prestigio alla cultura italiana. Molti i problemi che ha affrontato, alcuni anche di natura disciplinare, la cui soluzione è apparsa necessaria per dare ordine e serenità all’ambiente, dando sicurezza ai docenti, spesso oggetto di aggressioni, non solo verbali, e consapevolezza agli studenti che il luogo nel quale si forma la cultura italiana merita attenzione totale, loro e delle loro famiglie.
Uno dei temi che il Ministro ha affrontato da uomo di cultura, Valditara è professore ordinario di diritto romano e pertanto implicitamente storico del diritto e delle istituzioni, è stato quello di riservare una particolare attenzione al settore musicale, tradizione importante della cultura e dell’arte italiana. L’Italia è ovunque considerato il Paese della musica, della musica classica soprattutto, ma anche della musica leggera le cui melodie hanno coinvolto grandi interpreti dell’opera lirica, non solo italiani. Del resto che l’Italia sia in qualche modo la “casa” della musica lo si ricava dalle stesse “parole della musica” che, ovunque nel mondo, sono parole italiane.
Valditara si è reso conto immediatamente che la presenza della musica nelle scuole era inadeguata, impostata in modo non idoneo a sviluppare l’attenzione dei giovani. Chiunque di noi ha percepito dai figli e dai nipoti il disagio dell’imposizione dell’uso del flauto (dolce), da molti considerato uno strumento infernale capace più di allontanarli che avvicinarli alla bella musica, quella classica, come espressa nelle sonate, nelle serenate, nelle sinfonie e nei balletti, anche le più note ed “orecchiabili”. Quindi Valditara, anche su sollecitazione del mondo dell’arte musicale, rappresentata al massimo livello dai conservatori di musica, istituzioni preziose, note in tutto il mondo, che accolgono studenti provenienti da ogni paese ed anche musicisti affermati che intendono perfezionarsi anche nella ricerca, ha ritenuto di dover intervenire per sanare questo ”vuoto” italiano. L’idea è stata quella di istituire una “filiera musicale” che, partendo dalle scuole elementari, avvicini i giovani alla musica facendo emergere disponibilità alle professioni musicali e i talenti. Una “filiera musicale” composta da due percorsi formativi distinti, tra loro complementari: da un lato la musica come cultura generale, dall’altro la musica come percorso di studi specialistico. È evidente, infatti, che per dedicarsi a uno strumento per svolgere un’attività anche professionale è necessaria un’attitudine speciale, così come nel canto. Un’attitudine speciale, però, che necessità di un apprendimento precoce: infatti sono rarissimi i casi di musicisti che, pur avendo iniziato lo studio di uno strumento musicale avendo superato l’età adolescenziale hanno, poi, raggiunto ragguardevoli livelli di specializzazione. Ma per individuare i talenti, al di là di quelli che emergono spontaneamente senza bisogno di nessuna sollecitazione, è necessario appunto che la scuola educhi tutti i giovani all’attenzione per la musica. Ed è necessario che questo avvenga attraverso una prima conoscenza della musica educando i giovani all’ascolto, partendo da quella che l’esperienza insegna essere più idonea ad interessarli, per l’armonia, il ritmo. L’ascolto della musica, ad esempio, attività che può sembrare quasi ludica, è certamente capace di destare quell’interesse in coloro che hanno una certa predisposizione se non proprio un talento spiccato a dedicarsi alla musica imparando la struttura dei suoni e del canto.
La filiera musicale dovrebbe essere irrobustita da un adeguato rapporto con i conservatori di musica, a mano a mano che l’insegnamento procede negli studi, in modo da assicurare a tutti una cultura musicale, che è parte della cultura generale e dell’arte, e che in ogni caso rallegra lo spirito (essa ha una funzione importante nella formazione della personalità) e a coloro che vorranno divenire professionisti della musica una preparazione adeguata in un settore che ha visto enormi progressi in altri paesi, europei ed non. L’arte, anche quella musicale, così come lo sport educa alla riflessione sulle proprie capacità, stimola i miglioramenti delle realizzazioni, induce ad un confronto leale e collaborativo con i colleghi. Pertanto, un plauso per questa fondamentale iniziativa a Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del merito.