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Quel segnale che viene da Perugia maldestramente perduta dal Centrodestra

di Salvatore Sfrecola

È stata una data storica quella nella quale, dopo decenni di supremazia delle sinistre dominate dal Partito Comunista nelle sue varie denominazioni, da ultimo dal Partito Democratico, nel 2014 Perugia aveva visto la vittoria del Centrodestra con il Sindaco Andrea Romizzi, classe 1979, avvocato, militante di Forza Italia, una lunga esperienza nelle istituzioni locali e nell’associazionismo. Quel giorno i perugini si erano sentiti finalmente liberati dalla cappa che dominava l’intera Umbria e dava loro la speranza che anche la Regione sarebbe potuta passare al Centrodestra.

Così, infatti, è stato. Romizzi è stato confermato nel suo ruolo e nel 2019 a Palazzo Donini, in Corso Vannucci, sede della Giunta Regionale, è arrivata Donatella Tesei, della Lega, Avvocato cassazionista, nata a Foligno, Senatore, già Sindaco della ridente Montefalco, la “terrazza dell’Umbria”.

Romizzi, a sentire la gente, ha amministrato bene una città non certo facile, da sempre alla ricerca di un ruolo adeguato alla sua storia, di centro culturale per la sua prestigiosa università, nella quale hanno insegnato personalità eminenti in tutte le discipline, e per la consorella Università per Stranieri, per la Scuola di lingue estere dell’Esercito, ospitata nello splendido ex convento di Santa Giuliana, un campanile che si staglia superbo nelle immagini della città. Perugia, al centro di una Regione che è stato agevole definire il “cuore verde d’Italia”, un territorio ridente, una grande storia culturale con una ricca industria manifatturiera nota in tutto il mondo, un’agricoltura fiorente che ha i suoi punti di forza in vini ed oli prestigiosi, ed un turismo vivace, anche religioso indotto dal culto di San Francesco, il “Poverello” di Assisi, patrono d’Italia, un Santo cui va la devozione profonda del mondo cattolico e non solo.

L’Umbria, dunque, sul piano politico con un ruolo importante eppure a lungo emarginata da Roma in ragione della sua appartenenza alla sinistra più chiusa e arrogante, pertanto trascurata, come dimostra l’assoluta inadeguatezza dei collegamenti ferroviari. Perugia è raggiungibile da Roma sulla direttrice Terni, Spoleto, Assisi, in un tempo assolutamente inadeguato (3 ore e 31 minuti) alle possibilità offerte dalle moderne motrici, per non dire dell’alta velocità che consentirebbe di raggiungere il capoluogo in un’ora (su strada sono circa 170 chilometri per i quali, secondo il navigatore occorrono due ore, che evidentemente tengono conto di una viabilità problematica).

Conquistata Perugia e la Regione ci si attendeva un impegno del governo centrale per consolidare il successo con adeguata percezione da parte dell’elettorato degli effetti della svolta politica. Non c’è stato. Avrebbe dovuto impegnarsi soprattutto la Regione per chiedere ed ottenere da Roma. Anche un potenziamento della classe dirigente sarebbe stato necessario per far percepire a tutto il territorio il vento della novità.

Non c’è stato. Come a Roma, del resto, dove la classe dirigente dei partiti della maggioranza non ammette “intrusioni” di ambienti finitimi portatori di valori che sono alla base dell’identità comune al Centrodestra. Non si riesce a far comprendere che un partito di governo non può limitarsi a mettere in campo quelli della “prima ora”, certamente meritevoli di attenzione e di gratitudine che, tuttavia, non può sempre trasformarsi nell’assunzione di posizioni di responsabilità.

È doveroso per chi ha condiviso la soddisfazione degli elettori di centrodestra segnalare che va colta l’insoddisfazione di molti che, tornati in Umbria dalla quale si erano allontanati per motivi di lavoro, hanno constatato che poco è cambiato nelle strutture della regione. Cosa logica per la lunga preponderanza dei partiti di sinistra che naturalmente hanno collocato nelle posizioni rilevanti, che non sono solamente quelle di vertice, come sbagliando molti ritengono, persone di provata fedeltà. Non c’è da entrare nel dettaglio perché il risultato elettorale la dice lunga sulla incapacità della classe politica di Centrodestra di consolidare un potere necessario per amministrare nel rispetto dell’indirizzo elettorale e nell’interesse dell’intera comunità.

Del resto, che Perugia e l’Umbria siano cruciali nella politica italiana lo dimostra l’impegno delle sinistre ed in particolare di Elly Schlein nella campagna elettorale e specialmente nel turno di ballottaggio, un impegno straordinario che ha fatto dire a Marco Brunacci su Umbria7 che è stata messa in campo una “impressionante macchina da guerra romana” che ha avuto buon gioco in favore della candidata sindaco Vittoria Ferdinandi (classe 1986), laurea in filosofia politica e in psicologia clinica, imprenditrice, personalità apparsa più forte, determinata, aiutata da ambienti politici vicini all’università, a fronte di una candidata del centrodestra Margherita Scoccia, Architetto, Assessore all’urbanistica della Giunta uscente, che si è rivelata presto inadeguata in tutti i dibattiti nei quali è apparsa assolutamente perdente.

A Perugia è stato sperimentato un campo extra large, dall’ultra sinistra ai renziani che hanno dimostrato l’inadeguatezza della direzione del settore moderato a fronte di una candidata forte che ha fatto passare l’idea di una personalità capace di cambiamenti che evidentemente una parte dell’elettorato non ha individuato nella candidata di Fratelli d’Italia.

Addirittura si parla della Ferdinandi come di un personaggio che avrà un rilievo nazionale, di un potenziale clone della Schlein. Ha vinto con una apertura di carattere “culturale”, come l’introduzione della ideologia gender nelle scuole aprendo uno scenario di lotta a dimostrazione della incapacità del centrodestra e del mondo cattolico, che spesso ha inciuciato con le sinistre, di esprimere una visione culturale basata su valori fondamentali e fondanti di una società che costruisce la modernità su principi liberali e spirituali che sono alla base della nostra identità.

La Ferdinandi sarà una leader indiscussa, non facile da contrastare, alla quale è stata affiancata da Roma, dove è stato deciso il progetto direttamente dalla Schlein, la Sartore, nota collaboratrice di Zingaretti, Presidente della Regione Lazio. Per quanto criticata molto dal Movimento 5 Stelle sarà lei ad amministrare la città. Mentre l’ex segretario regionale del PD, Giacomo Leonelli, oggi in Azione sarà il vicesindaco.

Questo impegno delle sinistre per l’Umbria, che conferma quello che dicevo poc’anzi sul ruolo centrale di questa regione, per motivi storici e culturali, fa temere un nuovo forte impegno anche nelle prossime elezioni regionali. Si è detto più volte che le destre vincono le elezioni sull’onda del rigetto del carattere assolutistico delle sinistre, sulla loro gestione del potere che non ammette deroghe nei confronti di nessuno, che comporta l’occupazione delle posizioni di responsabilità nelle amministrazioni e negli enti, ma falliscono nel governare o non riescono a farsi comprendere.

Riusciranno i partiti del centrodestra, nelle articolazioni problematiche che lo caratterizzano a Roma, a tenere la regione? L’esperienza di Perugia ci fa temere anche per una certa arroganza che caratterizza l’atteggiamento di taluni uomini politici di destra che non ammettono mai errori, che ritengono di essere i depositari delle scelte e che la loro scelte sulle persone sono per definizione giuste, senza ascoltare ambienti e prestare attenzione a situazioni che, invece, sono nel sentimento delle popolazioni. La battaglia per Perugia è stata per il centrodestra “totalmente fallimentare”, come mi scrivono, “uno sfacelo”, un’occasione mancata di far valere la buona gestione di Romizi e per aprire ad una più ampia condivisione di valori di scelte. L’elettorato di destra è “molto arrabbiato” aggiungono quelli che si esprimono con garbo e “non vuole sentire scuse”, “ci siamo scavato la fossa da soli”.

È suonata la sveglia? È l’augurio di molti.

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