venerdì, Settembre 20, 2024
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Crescente interesse dei cinesi per il diritto romano (chissà se ne hanno parlato con Giorgia Meloni)

di Salvatore Sfrecola

Non so se nei suoi colloqui con esponenti del governo cinese per promuovere l’interscambio commerciale con il nostro Paese Giorgia Meloni ha avuto il modo e il tempo di affrontare, magari a latere, anche il tema dei rapporti culturali fra i due paesi. Dalle cronache televisive sembrerebbe di no. Eppure sarebbe stato sicuramente un argomento gradito agli interlocutori cinesi qualche, sia pur veloce, riferimento agli scambi culturali che da anni intercorrono tra Pechino e Roma in materia di diritto romano. La Presidente, romana, avrebbe certamente sentito, oltre alla narrazione dell’avventurosa esperienza del veneziano Marco Polo, anche dell’interesse dei cinesi per il diritto di Roma, un fenomeno significativo e in crescita, che riflette il desiderio di quel popolo dalle antiche tradizioni di comprendere e integrare sistemi giuridici diversi nel contesto della modernizzazione del loro sistema giuridico e giudiziario.
Ne sarebbe stato buon testimone il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ordinario di diritto romano nell’Università di Torino, che già ai tempi del governo Berlusconi-Fini (2001-2006) mi aveva parlato dell’interesse culturale dei cinesi per il diritto romano che si è andato sviluppando negli ultimi decenni attraverso varie iniziative accademiche. Già nel 1989 si era tenuto, nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), un incontro di studio organizzato dal “Gruppo di ricerca sulla diffusione di diritto romano” in collaborazione con il “Dipartimento di storia e teoria del diritto” dell’Università di Roma Tor Vergata con l’intervento introduttivo del Professor Sandro Schipani, la conferenza del Professor Jiang Ping (che avrà in anni successivi la laurea honoris causa in diritto romano da Tor Vergata) su “Il diritto romano nella Repubblica popolare cinese”, con approfondimento dei problemi della traduzione in cinese dei concetti giuridici romanistici. Iniziative riprese successivamente a Sassari nel 1991 ed a Tor Vergata con la presentazione della traduzione in cinese dei primi volumi del “Corpus Iuris Civilis Fragmenta Selecta” ed incontri seminariali sul metodo dei giuristi romani, codificazione e contratti. Poi il primo “Congresso internazionale di diritto romano, diritto cinese, codificazione del diritto civile in Cina”, con la partecipazione di studiosi di Cina, Italia, Germania, Russia, Brasile, Colombia, Messico e Giappone, a Pechino, del 6-7 maggio 2002, e ancora il 4-15 ottobre 2005 su “Diritto romano, diritto cinese codificazione del diritto civile in Cina”, con la partecipazione di studiosi di vari paesi. La delegazione italiana era composta da Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte costituzionale, dal Senatore Giuseppe Valditara e da altri studiosi tra cui i Professori Sandro Schipani, Riccardo Cardilli, Oliviero Diliberto, Pietro Rescigno. Tra i promotori di numerose iniziative scientifiche dirette ad approfondire le possibilità di integrazione e unificazione del diritto in Eurasia e in America latina, d’intesa con il Centro Studi Giuridici Latinoamericani ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche si annoverano studiosi come il Prof. Pietrangelo Catalano, docente a Tor Vergata.
Il diritto romano con la sua struttura logica e i suoi principi fondamentali di giustizia e diritto, rappresenta una fonte importante per lo sviluppo del diritto civile in molti paesi occidentali,. In pratica ovunque nel mondo, anche nei paesi cosiddetti di common law i principi fondamentali sono tratti dalla legislazione e dalla dottrina del diritto romano.
La Cina nel suo processo di modernizzazione ha individuato nel diritto romano un modello utile per migliorare la propria legislazione e la pratica giuridica. Questo interesse si è intensificato soprattutto negli ultimi decenni, parallelamente all’apertura della Cina al mondo e al suo desiderio di armonizzare il proprio sistema legale con quelli internazionali.
Numerose università cinesi hanno istituito corsi e programmi di studio dedicati al diritto romano. Questi programmi spesso includono la collaborazione con istituzioni accademiche europee, come le università italiane, in particolare l’Università romana di Tor Vergata e Roma Tre, che hanno una lunga tradizione nello studio del diritto romano. Gli studenti cinesi, attraverso questi programmi, hanno l’opportunità di studiare in Europa e di partecipare a seminari e conferenze internazionali.
In Cina le università offrono corsi di diritto romano non solo come parte della formazione dei giuristi, ma anche come materia di ricerca accademica. Professori e ricercatori cinesi pubblicano articoli e partecipano a convegni internazionali contribuendo al dibattito accademico globale sul diritto romano.
Lo studio del diritto romano ha implicazioni pratiche per il sistema giuridico cinese. Ad esempio il Codice della Repubblica popolare cinese, entrato in vigore nel 2021, mostra influenze del diritto romano, specialmente nei suoi principi generali e nella struttura logica. Inoltre, l’adozione di concetti e principi del diritto romano può contribuire a migliorare la trasparenza e la coerenza del sistema giuridico cinese, rendendolo più affidabile agli occhi degli investitori stranieri e degli operatori internazionali.
Nonostante l’interesse crescente lo studio del diritto romano in Cina deve affrontare alcune sfide. La traduzione e l’interpretazione dei testi giuridici romani rappresentano un compito complesso, data la differenza linguistica e culturale. Inoltre, l’integrazione dei principi del diritto romano nel sistema legale cinese richiede un adattamento che tenga conto delle specificità storiche e sociali della Cina. Tuttavia, le prospettive future sono estremamente promettenti. La collaborazione accademica tra Cina ed Europa continuerà certamente a crescere, favorendo una maggiore comprensione reciproca e un arricchimento culturale e giuridico reciproco. Questo scambio potrà contribuire non solo alla modernizzazione del sistema giuridico cinese, ma anche ad un dialogo più profondo tra le tradizioni giuridiche orientali e occidentali.

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