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Essere magistrati oggi. L’insegnamento di Rosario Livatino

Pubblichiamo di seguito il saluto introduttivo ai nuovi referendari della Corte dei conti del Prof. Filippo Vari, ordinario di Diritto costituzionale nell’Università Europea di Roma e Presidente del Comitato scientifico della Scuola di alta formazione dei magistrati contabili “Francesco Staderini”, in occasione di un incontro svoltosi a Roma, il 18 settembre 2024.

1. Ringrazio per l’invito a prendere la parola in quest’incontro. Ho accettato con gioia e un po’ di commozione, anche nel ricordo di mio padre, che ha servito questo Istituto dall’inizio degli anni ’70 fino al 2006, con la parentesi dei 9 anni del mandato di giudice costituzionale.

2. A ciascuno di Voi in questi giorni è stato affidato un grande potere sugli altri concittadini e più in generale su tutte le persone che si trovano a vivere in Italia.

Questo potere richiede che sia esercitato con la massima attenzione. V’invito ad avere sempre davanti agli occhi l’idea che Giorgio La Pira aveva proclamato con convinzione in Assemblea costituente: l’uomo è la pietra d’angolo dell’edificio costituzionale.[1] E dunque, l’uomo, ogni uomo, deve essere al centro della vostra attività e del vostro servizio al Paese come magistrati della Corte dei conti.

Vi assicuro che nella mia esperienza di membro del Consiglio di presidenza quando ciò avviene emerge con evidenza, con immediatezza dagli atti che scrivete.

Vi può aiutare a tal fine la figura di Rosario Livatino. Era un magistrato ucciso dalla mafia e proclamato beato dalla Chiesa cattolica.[2]

Livatino, nella sua attività di magistrato, metteva sempre al centro l’uomo, era noto anche per questo.

3. Livatino ammoniva che i magistrati “devono, nel momento del decidere, dimettere ogni vanità e soprattutto ogni superbia; devono avvertire tutto il peso del potere affidato alle loro mani, peso tanto più grande perché il potere è esercitato in libertà ed autonomia”.[3]

E a tali considerazioni premetteva: “è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata. Il magistrato non credente sostituirà il riferimento al trascendente con quello al corpo sociale, con un diverso senso ma con uguale impegno spirituale”.

4. Livatino si è dedicato pienamente alla Sua attività di magistrato, con grande dedizione e impegno, dando a tutti un esempio di come svolgere il proprio lavoro.[4]

Egli ci ha lasciato anche un altro scritto, intitolato “Il ruolo del giudice nella società che cambia” e preparato a metà degli anni ’80: erano, dunque, passati vent’anni da quando si andava lentamente affermando l’idea che “vuole, esaltando il potere di interpretazione della legge, tracciare un nuovo rapporto” tra il ruolo del giudice e “il divenire della società”.[5] Questo fenomeno, com’è noto, si è intensificato con il collasso del sistema politico della c.d. prima Repubblica e la conseguente espansione del ruolo dei giudici a scapito di quello della politica. Di fronte a una pressione culturale volta a esaltare il ruolo dell’interpretazione, Livatino ricorda, invece, che il giudice “altro non è che un dipendente dello Stato, al quale è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi, che quella società si dà attraverso le proprie istituzioni”. In sostanza, afferma Livatino, è il Giudice che deve piegare “ancora le proprie convinzioni alla legge e non questa a quelle”.[6]

5. Con tali brevi considerazioni Vi auguro di cuore buon lavoro. Credo fermamente che il Paese abbia bisogno del vostro impegno.


[1] G. La Pira, Intervento, in Atti Assemblea Costituente, seduta pomeridiana dell’11 marzo 1947, p. 1981 s., disponibile su Internet, nel sito della Camera dei deputati, all’indirizzo http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/Assemblea/sed058/sed058nc.pdf.

[2] R. Livatino, Fede e diritto, testo della conferenza tenuta il 30 aprile 1986 a Canicattì, nel salone delle suore vocazioniste, disponibile su Internet all’indirizzo:http://www.solfano.it/canicatti/fedeediritto.htm.

[3] R. Livatino, Fede e diritto, cit.

[4] Lo ricorda anche Papa Francesco, nel Suo Discorso ai membri del Centro Studi Livatino, 29 novembre 2019, disponibile nel sito della Santa Sede all’indirizzo Internet https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2019/november/documents/papa-francesco_20191129_centrostudi-rosariolivatino.html.

[5] R. Livatino, Il ruolo del Giudice nella società che cambia, conferenza tenuta il 7 aprile 1984 presso il Rotary Club di Canicattì, disponibile su Internet all’indirizzo http://www.solfano.it/canicatti/Ruolo_Giudice.html.

[6] R. Livatino, Il ruolo del Giudice, cit.

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