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Ethel Skakel Kennedy, sposa, madre e nonna encomiabile, figura pubblica del mondo made in USA

dell’Avv. Jacopo-Severo Francesco Bartolomei, Presidente dell’Associazione New Frontier

Ethel Skakel Kennedy (Chicago, 11 aprile 1928 –Boston 10 ottobre 24) è transitata serenamente a miglior vita, all’età di 96 anni, nella dimora della Capitale del Massacchusset, circondata dall’affetto di tutti i suoi cari in primis dei nove figli viventi (degli undici dati alla luce), di 34 nipoti e 24 pronipoti, dopo aver condotto in porto una ricca vita e movimentata

Ethel Kennedy, in quanto Coniuge di Robert Francis Kennedy (1925-1968), Attorney General federale USA e fratello del Presidente John Fitzgerald Kennedy (10 gennaio 1961 -22 novembre 1963), Consigliere fidato ed ispiratore di molte sue scelte (ad es. in politica estera, la gestione della crisi della cd. Baia dei Porci a Cuba; in politica interna il progressivo superamento della segregazione razziale negli Stati federali del Sud e la collaborazione con Martin Luther King) ha rivestito da sempre un rilevante ruolo pubblico.

Proveniente da famiglia assai benestante, il Padre imprenditore, al College incontro i Kennedy e giovanissima intavolò la relazione sentimentale con Robert, che sposo il 17 giugno 1950; dopo la quinta gravidanza , Ethel e Robert convinsero John Fitzgerald a alienar loro la imponente villa di Hickory Hill, sita nello stato della Virginia, ove Ella si dilettava ad organizzare feste e ricevimenti, invitando pure ospiti di fama come il cantante John Lennon o il ballerino d’origine russa Rudolf Nurejev. 

Il figlio Robert Francis Kennedy Jr – il cui recente endorsement alla candidatura presidenziale di Donald J. Trump ha destato scalpore – ha precisato che “anche se le sue facoltà sono state declinanti negli ultimi mesi, non ha mai perso il senso del divertimento, dell’umorismo e del coraggio e la gioia di vivere (joie de vivre); ha vissuto intensamente ogni gioia offertale dalla vita, ma per 56 anni ha sempre atteso desiderosa il giorno in cui si sarebbe riunita al Suo amato marito e ai miei fratelli David e Micael.”

Nell’opinione pubblica americana, oltre che nel suo articolato ambiente familiare, era diffusa l’opinione che dal giorno in cui Ethel incontrò Robert Francis ne aveva così abbracciato la inclusiva famiglia che più di un osservatore la definiva “più Kennedy dei Kennedy”.

Il figlio Robert jr. nel suo subitaneo comunicato stampa ha tenuto a precisare che nella Personalità di sua madre conviveva un insieme di convinzioni inconciliabili tra cui l’ironica combinazione di profonda “quasi cieca” riverenza nei confronti della Chiesa cattolica, con la sfiducia verso alcuni dei suoi presbiteri.

Colpita dai Presidenti americani successivi a Lyndon B. Johnson, nel 1981 è stata insignita dal Presidente Ronald Reagan con la medaglia intitolata al marito Robert, nel White House Rose Garden.

Nel 2014 il Presidente Barak O. Obama assegnò ad Ethel Kennedy la Medaglia presidenziale della Libertà, per la dedizione profusa all’avanzamento della causa della giustizia sociale, dei diritti umani, della protezione dell’ambiente, della riduzione della povertà creando innumerevoli rivoli di speranza di cambiare il mondo.

Ci piace ricordare come Ella replicò alla sottile provocazione di un giornalista che Le fece notare, durante il processo a carico di Shiran Shiran attentatore del Marito, che il reo non avrebbe rischiato la pena capitale, perché la California era uno degli Stati che più prontamente si era adeguato alla direttiva federale di superamento della “Morte di Stato “, nelle forme aberranti della sedia elettrica o Iniezione letale, direttiva riconducibile all’operato dell’Attorney General RFKennedy.

Ethel rispose, seppur ancor sconvolta dall’insanabile ferita: “Nulla può mai ripagare il dolore di una Vita spenta nel sangue”.

Dio l’ha dotata di un costante atteggiamento di gratitudine, che ha alimentato il suo gusto per l’avventura e la novità; la sua dote di gran lunga più caratterizzante è la comprovata capacità di sopportare nella sua esistenza un’ininterrotta sfilata di strazianti tragedie.

Secondo Robert F. jr., si deve al suo innato ottimismo l’esser riuscita a riportare alla vita pubblica il padre Robert F. sr. distrutto dopo l’assassinio di suo fratello John, così come ha aiutato ogni suo figlio a crescere e prosperare, dopo l’assassinio del marito a Los Angeles cinque anni dopo l’eccidio presidenziale di Dallas.

In sintesi, conclude il figlio Robert, “lei è stata il nostro modello di autodisciplina, di resilienza e di fiducia in se stessi”.

Ora che le sue esequie sono state celebrate con un risalto discreto, possiamo ripetere per Ethel Shakel le parole che il 9 giugno 68 Edward Moore Kennedy, nell’allocuzione funebre nella Cattedrale di St. Patrick a New York, rivolse al Fratello Robert Francis: “Egli ha vissuto intensamente, dimostrando spiccata sensibilità per le varie forme di povertà che affligono la società americana; Non ha bisogno di essere idealizzato post mortem, più di quanto in vita abbia rappresentato un modello per i giovani dell’intero pianeta”.

D’altronde, Grace Under pression era il motto cui ispiravano il proprio agire politico i F.lli Kennedy, che nel bene e nelle mancanze, nella luce e in controluce hanno caratterizzato un’epoca densa e foriera di grandi aperture (1960-1968).RIP

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