mercoledì, Febbraio 5, 2025
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Percorsi della storia contemporanea in un libro di Francesco Perfetti

di Salvatore Sfrecola

Già dal titolo, “Dove va la storia contemporanea – Augusto Del Noce e l’interpretazione transpolitica” (Aragno, Torino, 2024, pp. 219, € 30,00), quest’ultimo libro di Francesco Perfetti mette sul chi vive il lettore, lo incuriosisce e lo stimola. E lo invita a ricercare, di pagina in pagina, i segreti del tempo, attraverso l’interpretazione dei fatti di rilievo storico, tanto più che lo stesso Autore lo conduce a scoprire il pensiero di un grande filosofo della storia Augusto Del Noce e la sua interpretazione “transpolitica”.

Del filosofo cattolico Francesco Perfetti, Presidente della Giunta Storica Nazionale, ordinario di Storia contemporanea a Genova e alla romana Luiss-Guido Carli, già Capo del Servizio storico del Ministero degli affari esteri e Presidente del Vittoriale degli italiani, è stato allievo e collaboratore. Ne parla nella prefazione, riandando ai primi incontri, alla fine degli anni ‘60, prima che Del Noce venisse chiamato a ricoprire la cattedra di Storia delle dottrine politiche presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma “La Sapienza” succedendo a Rodolfo de Mattei, il papà di Roberto, amico fraterno di Francesco che con lui avrebbe intrapreso una lunga collaborazione con Del Noce, anche se incardinati, come assistenti ordinari, in discipline diverse dalla sua.

Francesco Perfetti delinea il rapporto col filosofo in una forma che ci riporta alla mente le abitudini della scuola socratica, fatta di lunghe passeggiate, di pomeriggi e serate che definisce “indimenticabili”, nei quali il Maestro, “persona di cultura ed erudizione davvero sterminate… profondamente interessato al concreto, al reale, alla attualità e, quindi, anche alla politica”, stimolava gli allievi con riflessioni sulle quali li invitava a partecipare, spesso suggerendo approfondimenti su testi nuovi o sconosciuti, proprio come deve fare un Maestro. Ne deduce che “se c’è stato un pensatore davvero in grado di comprendere, talora anticipandole, caratteristiche e sviluppi della storia contemporanea, questi fu proprio Augusto Del Noce”, sicché “anche le attuali vicende politiche italiane potrebbero essere spiegate secondo le sue categorie filosofiche”. In lui, infatti, la storia contemporanea è “storia filosofica”. Che prende le mosse dalla Rivoluzione russa del 1917 come conseguenza dell’inverarsi del marxismo nelle istituzioni politiche, un punto di riferimento obbligato sia per chi lo ha considerato un modello da realizzare sia per chi intravedeva “un pericolo da esorcizzare e combattere, l’obbligato punto di riferimento. Ecco perché – prosegue Perfetti – la storia contemporanea, quella post-rivoluzione sovietica poteva essere legittimamente chiamata ‘storia filosofica’”. 

È “l’epoca della secolarizzazione”, dal titolo di un famoso libro di Del Noce, un’epoca che affonda le proprie radici nella crisi di valori prodottasi negli anni tra il ‘30 e il ‘40 del secolo scorso, che si caratterizza per la presenza delle “religioni secolari”, in una prima fase e della “società opulenta”, più tardi la società del benessere. È il tempo della crisi di religiosità che caratterizza il nostro tempo che riscopre una sensibilità illuministica, una mitizzazione del “progressismo”, il quadro di riferimento del pensiero filosofico e politico di Del Noce che propone quella che è stata definita “interpretazione transpolitica” della storia contemporanea e “che ha un punto fermo nella convinzione dell’esistenza di un parallelismo fra cultura e politica”.

Perfetti mette in risalto come all’interno di questo quadro di riferimento Del Noce abbia approfondito temi specifici, giungendo a conclusioni che sono parse a taluno addirittura provocatorie, in particolare negli studi sul rapporto fra Antonio Gramsci e Giovanni Gentile. Oppure come nell’interpretazione del fascismo che sarà sviluppata sul terreno storiografico da Renzo De Felice. Ricorda come, durante gli anni del fascismo, sulla base anche delle suggestioni della lettura di Maritain, Del Noce era stato un antifascista convinto per poi giungere alla conclusione che il fascismo partecipava della stessa natura del comunismo e del nazionalsocialismo, movimenti, prima, e regimi, poi, appartenenti alla stessa stagione della secolarizzazione. Nel momento in cui si manifesta il giudizio sul fascismo come male “metafisico” o “assoluto” Del Noce sosteneva che si tratta di un “male storico”, conseguenza di un “errore della cultura” perché – dice Perfetti – “punto di arrivo, sul terreno dei concreti fatti storici, della filosofia idealistica italiana lungo la direttrice che dai fratelli Spaventa giunge fino a Gentile”.

Perfetti ricorda la profonda fede religiosa di Del Noce, un “cattolico laico” che si era sempre preoccupato del futuro politico della rappresentanza, della unità politica dei cattolici. Aveva seguito, infatti, sempre con attenzione di vicende della Democrazia Cristiana della quale fu anche senatore per una legislatura. Non a caso molti spunti i suoi studi nacquero dallo stimolo degli avvenimenti politici, come una delle sue opere più importanti, “Il suicidio della rivoluzione”, del 1978, che – scrive Perfetti – “ha ribaltato, letteralmente, le più note conclusioni degli studi su Gramsci e Gentile e la cui genesi è legata, presumibilmente, alle frequentazioni e ai colloqui che egli aveva in quel periodo – erano gli anni settanta, durante i quali, all’interno della Dc, si dibatteva con asprezza il tema dell’apertura ai comunisti – con alcuni esponenti della DC, a cominciare da Fanfani”. Un’esponente di primo piano della Democrazia Cristiana che a Del Noce, come fece sapere a Perfetti ed a de Mattei, aveva chiesto di studiare un libretto che avrebbe avuto il carattere di una “rifondazione culturale” della DC in un momento nel quale molti pensavano che non vi fossero più ostacoli ideologici alla collaborazione con il PCI. Quel volumetto non fu scritto ma le idee che aveva formulato furono oggetto di diversi saggi come nel già ricordato “suicidio della rivoluzione”, una riflessione, – sottolinea Perfetti – “sia per quel che riguarda, a livello teoretico, il rapporto fra storia e filosofia, sia per quel che attiene l’interpretazione della storia italiana sia, ancora, per quel che concerne gli studi sul pensiero di Gramsci del quale, per la prima volta e in maniera inconfutabile, sottolineava il legame e la dipendenza dalla filosofia di Giovanni Gentile. Non solo. Lo studio del caso italiano diventa paradigmatico per un discorso più ampio che interessava l’intera civiltà occidentale avviata sulla strada del tramonto in virtù, proprio, del “suicidio della rivoluzione”. Del Noce osservava che il gramscismo, alla fin fine, era “una sorta di equivoca composizione di negativismo estremo e di conservatorismo”: esso, infatti, in quanto “versione rivoluzionaria dello storicismo” implicava “la negazione più radicale di ogni traccia di valori assoluti, permanenti, metastorici”, ma, al tempo stesso, non negava affatto “la continuità “moderna” con la borghesia”. Il che, come conseguenza logica, comportava che “esito del gramscismo e dell’eurocomunismo” non poteva essere altro che la piena trasformazione del “comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata” con il risultato che il comunismo gramsciano sarebbe potuto riuscire vittorioso solo “realizzando l’esatto opposto di quel che si proponeva”, cioè solo attraverso il “suicidio della rivoluzione””.

         Il volume prosegue con una serie di scritti delnociani, tutti di estremo interesse e di grande attualità, su temi che dalla riflessione scientifica debordano sui giornali e nei dibattiti televisivi spesso per dare consistenza al dibattito politico, come il primo, “Fascismo, antifascismo, resistenza”, che prende le mosse da una pagina significativa di Giacomo Noventa nella quale sono accennate le strade che vanno percorse per giungere ad una compiuta intelligenza della situazione culturale, e quindi anche politica, dell’Italia contemporanea. E venendo a parlare del fascismo – scrive Perfetti – quale “errore della cultura, quindi, e non già errore contro la cultura, come concetto situato nel momento genetico del fascismo, ha perduto, oggi, molto del mordente che poteva avere gli anni intorno al ‘50 quando le interpretazioni classiche del fascismo,- quella liberale della “parentesi”, quella azionista della “rivelazione” e quella marxista – sembravano accordarsi su un punto, su una interpretazione del fascismo quale rivolta contro la cultura”. È una interpretazione, una intuizione, scrive Perfetti con riferimento al pensiero di Noventa, quella del fascismo come “errore contro la cultura”, “della comune sostanza di fascismo e antifascismo, della unitarietà del processo di dissoluzione, una intuizione che trova in Del Noce il continuatore, comprende in sé, germinalmente, la tematica della cosiddetta interpretazione transpolitica del fascismo, soprattutto nella versione dello studioso italiano che nel fascismo vede un momento, il momento sacrale, dell’epoca della secolarizzazione”.

Naturalmente il saggio è tutto da leggere, irto di riflessioni e di riferimenti alle opere che hanno analizzato questo momento della storia italiana.

Il successivo saggio riguarda il rapporto fra Augusto Del Noce ed Ernest Nolte, uno storico con interessi filosofici sviluppati in un carteggio di lettere e riflessioni che rivelano spunti di estremo interesse lungo oltre venti anni. Poi un saggio su Augusto Del Noce e Ugo Spirito che prende le mosse da un “piccolo ma denso volume” – scrive Perfetti – dei due intitolato “Tramonto o eclissi dei valori tradizionali?”, da un’idea di Alfredo Cattabiani, direttore editoriale della casa editrice Rusconi, che aveva raccolto un dibattito che si era svolto tra i due filosofi sulle modalità e sul significato della crisi del nostro tempo e sulla natura e il ruolo della contestazione studentesca in tale quadro. Il libro era uscito nel 1971, proprio all’indomani di quella stagione che ha lasciato un segno permanente nella cultura e nella politica europea e mondiale.

“Del Noce e Rousseau” è un saggio che prende le mosse da una riflessione sul filosofo ginevrino del “Contratto sociale”, collaboratore degli enciclopedisti, “padre putativo della democrazia totalitaria” e “profeta dei totalitarismi contemporanei” cui Del Noce aveva dedicato un corso monografico. Perfetti sottolinea come in Rousseau vi sia una concezione “della politica e di una sovranità popolare portata alle estreme conseguenze grazie, proprio, alla “volontà generale” destinata ad annullare le volontà individuali” con implicita tendenza “verso una deriva totalitaria che assorbe l’individuo e lo integra in uno stato la cui vocazione, se non il primo compito, è quello di “educarlo””. A Rousseau ed alla sua democrazia diretta si è riferito, in un momento della sua attività, il Movimento 5 Stelle enfatizzandone le motivazioni ed il ruolo.

Il volume si chiudi con un’appendice di scritti di estremo interesse che “testimoniano del lungo e affettuoso sodalizio” tra Perfetti e Del Noce, dibattiti sulla natura del fascismo. con intervento di A. James Gregor, Renzo De Felice, Augusto Del Noce. Segue una dichiarazione pubblicata su Il settimanale del 10 maggio 1975 su “Due fascismi e due antifascismi” nel quadro dell’inchiesta che cosa è questo fascismo. E poi ancora un’intervista del 6 agosto 1975 di Augusto Del Noce a completamento del servizio “Il professore non è da bruciare”, relativo alle polemiche a proposito dell’Intervista sul fascismo di Renzo De Felice.

La conclusione di queste pagine di presentazione è nel senso che – scrive Perfetti – “quel che più mi colpiva dell’analisi di Del Noce, al di là delle sue conclusioni, era il tipo di approccio allo studio della storia contemporanea, l’idea cioè di un parallelismo tra storia culturale e storia politica, che si traduce nella convinzione che, per comprendere davvero gli avvenimenti storici, sia necessaria una riflessione “filosofica” sulla storia accanto alla ricostruzione dei fatti sulla base dei documenti. Si tratta di un approccio metodologico inedito sul quale vale la pena di riflettere mettendo da parte patriottismi disciplinari e laccioli ideologici”.

Un libro da assaporare pagina dopo pagina, prezioso per i riferimenti e l’esposizione delle teorie e del dibattito che confermano la scelta felice del titolo “Dove va la storia contemporanea”.

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