di Salvatore Sfrecola
La violenza fisica e verbale è inammissibile e, pertanto, intollerabile. In un ordinamento democratico, ispirato ai principi costituzionali della libertà di manifestazione del pensiero in tutte le forme che la realtà ci presenta, è inammissibile che una protesta, anche quando mossa dall’esigenza di rappresentare rivendicazioni legittime e socialmente giuste, possa dar luogo a violenza su persone e cose. Sulle persone, a cominciare dalle Forze dell’ordine, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza eventualmente impegnate nel corso di manifestazioni pubbliche. Esse sono espressione dello Stato, non di un Governo, di una maggioranza parlamentare o di un partito e quindi meritano rispetto perché agiscono in nome della legge. Ugualmente meritano rispetto le persone che vivono nelle zone nelle quali si svolgono le manifestazioni, così come meritano rispetto i proprietari dei beni presenti, siano le automobili parcheggiate lungo le strade, siano le vetrine dei negozi ed ogni altro bene di proprietà pubblica o privata.
Ove venga portata violenza nei confronti delle persone o delle cose, le Forze dell’Ordine hanno il dovere di intervenire, nei modi appropriati, secondo le istruzioni che sono loro dettate dalle competenti autorità e dalle norme di legge o regolamentari, badando di evitare bastonate o sassate perché questo non rientra nelle manifestazioni del pensiero, qualunque sia il motivo della protesta. Presentarsi in piazza travisati, cioè in modo da non essere riconosciuti, è evidente indice di una volontà di aggressione violenta, come il partecipare ad un corteo o ad un comizio portando con sé bastoni, mazze, bombe incendiarie ed ogni altro strumento idoneo ad offendere.
Va detto, in primo luogo, che la democrazia e le sue istituzioni non possono tollerare la violenza di piazza. Non è, dunque, ammissibile che al termine di una manifestazione si debbano contare tra le Forze dell’Ordine feriti e contusi. È accaduto anche ieri, prima e dopo un evento sportivo, il derby capitolino Lazio-Roma quando autentici delinquenti si sono scontrati ed hanno aggredito gli agenti chiamati a garantire la sicurezza di quanti erano lì per assistere alla partita.
Nel generale contesto delle manifestazioni violente va segnalata la violenza verbale che ha caratterizzato, anche nei giorni scorsi, alcune manifestazioni di piazza. Indicare alcune personalità della politica come obiettivi da colpire è gravissimo e intollerabile. Perché l’esperienza ci dice che tollerare tali manifestazioni di violenza può determinare le condizioni per le quali qualche personaggio dalla mente labile possa passare dalle parole ai fatti. Sappiamo, purtroppo per esperienza, che violenza chiama violenza, come non sia difficile che, in alcune realtà sociali, si manifestino intenti violenti, magari ammantati da rivendicazioni di giustizia sociale. Sono situazioni che noi abbiamo già conosciuto al tempo delle Brigate Rosse, quando la violenza colpiva persone individuate come obiettivo in ragione della loro posizione istituzionale, politici, sindcalisti, magistrati, giornalisti.
Il Governo ha adottato un decreto sicurezza che sembra rispondere alle preoccupazioni dei cittadini turbati dalle violenze. C’è stato chi ha criticato qualche norma di questo complesso provvedimento. Sarebbe bene che nel corso dell’iter di conversione il Governo dialogasse con l’opposizione e prestasse attenzione alle osservazioni che dovessero pervenire dall’opinione pubblica, in particolare dalla stampa. Sarebbe un “metodo” che non sempre è stato seguito in passato ma che, invece, è proprio delle democrazie liberali, forti del diritto e delle idee che esprimono e del confronto nel quale si costruiscono le regole di interesse generale.