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FRAMMENTI DI RIFLESSIONI

FRAMMENTI DI RIFLESSIONI
del Prof. Avv. Pietrangelo Jaricci

Giustizia civile

Lo Stato o l’ente pubblico risponde civilmente del danno cagionato a terzi dal fatto penalmente illecito del dipendente anche quando questi abbia approfittato delle sue attribuzioni ed agito per finalità esclusivamente personali od egoistiche ed estranee a quelle dell’amministrazione di appartenenza, purché la sua condotta sia legata da un nesso di occasionalità necessaria con le funzioni o poteri che il dipendente esercita o di cui è titolare, nel senso che la condotta illecita dannosa – e, quale sua conseguenza, il danno ingiusto a terzi – non sarebbe stata possibile senza l’esercizio di quelle funzioni o poteri che, per quanto deviato o abusivo od illecito, non ne integri uno sviluppo oggettivamente anomalo (Cass., Sez. un. civ., sentenza 16 maggio 2019, n. 13246).

Tasse e giustizia

“Al di là della vicenda drammatica di Taranto, l’Italia fa fatica ad attrarre investimenti e tecnologie. E, ancora di più, a trattenere il capitale umano che è indispensabile per poter anche solo pensare di avere un futuro.

Sono il fisco e la giustizia e – per essere più precisi – il livello di difficoltà dell’adempimento tributario e l’incertezza del diritto, i due fattori che, più di qualsiasi altro, hanno allontanato l’Italia da una battaglia per il ventunesimo secolo che si gioca sulla conoscenza.”

“La prestazione sul Fisco e sulla Giustizia continua ad eludere decine di tentativi di semplificazione e sembriamo come intrappolati in un paradosso: lo Stato appare contemporaneamente invasivo e, spesso, impotente nel far rispettare le sue stesse regole…

È questo lo scenario strutturale rispetto al quale si consumano drammi come quello dell’acciaio: regole complicate alle quali si cercano strade d’uscita attraverso decreti ed eccezioni che, però, producono soluzioni sempre fragili e nuova incertezza. In questo contesto fare politica industriale è semplicemente impossibile… Sono quelli sul Fisco e la Giustizia i cantieri di cambiamento più importanti per chi voglia provare a far uscire l’Italia da un declino senza fine”.

(Francesco Grillo, “Dalle tasse alla giustizia perché l’Italia è bloccata”, Il Messaggero, 13 novembre 2019).

Ilva e non solo

Al Ministero dello sviluppo ci sono 146 tavoli di crisi: se ne risolve bene uno su tre. E crescono i disoccupati.

“In una fase storica di delicatissima transizione per l’economia globale, l’esecutivo di Roma non è in grado di abbozzare una risposta che indichi quantomeno una direzione di marcia per un Paese che vede sgretolarsi il proprio tessuto industriale. …Messa di fronte a problemi concreti come quello, enorme, della chiusura dell’Ilva di Taranto con la perdita di almeno diecimila posti di lavoro e il definitivo naufragio della siderurgia nazionale, il governo di Giuseppe Conte si spacca, peggio si frantuma, dietro una cortina fumogena di slogan che promettono la difesa a oltranza dell’interesse nazionale contro le oscure manovre dello straniero, cioè la multinazionale a trazione indiana Arcelor-Mittal. E così nella confusione generale, tra gli estremisti grillini decisi a farla finita una volta per tutte con l’impianto di Taranto e le sue polveri inquinanti contrapposti ai renziani che manovrano per mettere in campo nuove cordate di acquirenti, l’unico dato concreto di cronaca rimane il grottesco spettacolo di un esecutivo, anzi due, il Conte uno e il Conte bis, che nell’arco di poco più di un anno sono riusciti a fornire ai padroni di Ilva ogni pretesto possibile per sfilarsi da un accordo che li obbliga a investimenti miliardari in un’azienda che viaggia a ritmo di due milioni di perdite al giorno. L’immunità penale per eventuali reati commessi nel risanamento ambientale è stata prima concessa, poi revocata, quindi reintrodotta e infine, pochi giorni fa, di nuovo cancellata. Una girandola surreale che, con buona pace della certezza del diritto, sembra studiata apposta per convincere i grandi investitori internazionali a girare al largo dall’Italia. Adesso Conte corre ai ripari. Apre l’ennesimo tavolo negoziale. Un copione già visto più volte. Ennesima conferma che l’orizzonte del governo sulle questioni di politica industriale fatica ad andare oltre le ventiquattro ore” (Vittorio Malagutti, “Ilva e non solo”, L’Espresso, n. 46/2019, 22 ss.).

Vittorio Feltri, “L’irriverente. Memorie di un cronista”, Milano, 2019

Ne “L’irriverente” Vittorio Feltri “traccia il ritratto, pungente e affettuoso al tempo stesso, delle persone che hanno lasciato un segno nella sua vita”.

Il tono impertinente e ironico che sempre vena i suoi scritti lo conferma “una delle penne più corrosive e anticonvenzionali”.

Commoventi le pagine su Enzo Tortora, noto conduttore di trasmissioni televisive, ingiustamente condannato.

Feltri ricorda così l’amara vicenda: “quella contro Enzo Tortora è stata una congiura nei confronti di una persona che, essendo innocente, non è stata in grado di difendersi, perché quando non hai colpe sei prostrato e indignato del fatto che ti accusino. Accadrà ancora. Accade ancora. Lo hanno ammazzato. È morto Tortora. È morto. Massacrato dai magistrati e dai giornalisti”.

Rileggendo Calamandrei

“Non basta che i magistrati conoscano a perfezione le leggi come sono scritte; sarebbe necessario che altrettanto conoscessero la società in cui queste leggi devono vivere” (Piero Calamandrei, “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, Milano, 2001, 177).

27 novembre 2019

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